IL GATKA
Il Gatka è un’arte marziale la cui diffusione tra i Sikh iniziò ai tempi del sesto Guru, Guru Hargobind (1595-1644), quando la popolazione Sikh minacciata di genocidio dall’Impero Moghul, assunse un carattere guerriero, per difendere la propria sopravvivenza, utilizzando inizialmente le antiche tecniche di combattimento del Kalari Payat, trasformandole via via in un nuovo e originale sistema di combattimento, Il Gatka (La Grazia). Guru Gobind Singh, decimo Guru, fu poeta, filosofo, guerriero e anche un grande riformatore sociale che riorganizzò la comunità Sikh per combinare la spiritualità con le arti marziali. Egli istituì il Khalsa (comunità Sikh) che era costituito da veri e propri guerrieri pronti a sacrificare la propria vita pur di difendere se stessi, le proprie famiglie e la loro fede, contro gli attacchi dei musulmani.
“tu userai la spada se sarai nel giusto”, disse il decimo Guru. Il binomio santo-soldato caratterizzava in modo appropriato il guerriero appartenente alla comunità Khalsa. Guru Gobind Singh promosse lo studio delle arti marziali tra i Sikh e spronò nell’allenamento del Gatka tutti i Sikh, uomini, donne e bambini. La disciplina del Gatka fu insegnata come un vero e proprio esercizio spirituale.
Lo strumento principale di quest’arte marziale è la spada, ma sono utilizzate tutte le armi e anche le mani nude. La spada nel Gatka è usata secondo il movimento del moto infinito, basato sulla forma dell’otto ripiegato. Questo movimento permette di cambiare i piani di attacco e difesa, senza mai interrompere il moto della spada. Si viene così a generare una sorta di sfera intorno al guerriero in cui esso è libero di cambiare obiettivo o funzione. In questo modo il praticante sarà anche libero di usare tutte e due le braccia, muovendosi insieme alla sfera che lo circonda e lo protegge, in tutte le direzioni del piano. Il controllo dello spazio interno ed esterno, e l’utilizzo di tutte le armi, permettono al gatkar (allievo o praticante) di affrontare più avversari contemporaneamente, creando un sistema di difesa completo a 360°. Questa caratteristica del Gatka contribuì al successo di quest’arte marziale nella lotta dei Sikh contro l’Impero dei Moghul.
La conoscenza di quest’arte marziale è stata successivamente diffusa in Occidente grazie al Maestro Yogi Bhajan (1929-2004) che ne ha trasmesso tecniche e filosofia. Oggi in India la trasmissione di quest’arte marziale è strettamente collegata alla trazione Sikh, mentre in Occidente il Gatka, rappresenta anche una disciplina in grado di dare al praticante degli strumenti che utilizzerà per raggiungere un equilibrio psico-fisico. Attraverso i movimenti e le tecniche del Gatka, l’allievo è in grado di pervenire a un equilibrio della mente negativa e di quella positiva, favorendo così il bilanciamento della mente neutra.Con la ripetizione di precisi schemi di movimento, in un determinato stato di coscienza, il discepolo può allargare il proprio spazio personale, espandere i propri confini e le proprie opportunità, in senso fisico, mentale, emotivo e sociale.
In India il Gatka nacque per combattere il nemico fuori, mentre in Occidente la sua pratica insegna a confrontarsi anche con il nemico dentro di noi, l’inconscio, che se inesplorato può divenire pericoloso, ma se conosciuto, può essere gestito e diventare fonte di forza.
Il Gatka è un’arte marziale la cui diffusione tra i Sikh iniziò ai tempi del sesto Guru, Guru Hargobind (1595-1644), quando la popolazione Sikh minacciata di genocidio dall’Impero Moghul, assunse un carattere guerriero, per difendere la propria sopravvivenza, utilizzando inizialmente le antiche tecniche di combattimento del Kalari Payat, trasformandole via via in un nuovo e originale sistema di combattimento, Il Gatka (La Grazia). Guru Gobind Singh, decimo Guru, fu poeta, filosofo, guerriero e anche un grande riformatore sociale che riorganizzò la comunità Sikh per combinare la spiritualità con le arti marziali. Egli istituì il Khalsa (comunità Sikh) che era costituito da veri e propri guerrieri pronti a sacrificare la propria vita pur di difendere se stessi, le proprie famiglie e la loro fede, contro gli attacchi dei musulmani.
“tu userai la spada se sarai nel giusto”, disse il decimo Guru. Il binomio santo-soldato caratterizzava in modo appropriato il guerriero appartenente alla comunità Khalsa. Guru Gobind Singh promosse lo studio delle arti marziali tra i Sikh e spronò nell’allenamento del Gatka tutti i Sikh, uomini, donne e bambini. La disciplina del Gatka fu insegnata come un vero e proprio esercizio spirituale.
Lo strumento principale di quest’arte marziale è la spada, ma sono utilizzate tutte le armi e anche le mani nude. La spada nel Gatka è usata secondo il movimento del moto infinito, basato sulla forma dell’otto ripiegato. Questo movimento permette di cambiare i piani di attacco e difesa, senza mai interrompere il moto della spada. Si viene così a generare una sorta di sfera intorno al guerriero in cui esso è libero di cambiare obiettivo o funzione. In questo modo il praticante sarà anche libero di usare tutte e due le braccia, muovendosi insieme alla sfera che lo circonda e lo protegge, in tutte le direzioni del piano. Il controllo dello spazio interno ed esterno, e l’utilizzo di tutte le armi, permettono al gatkar (allievo o praticante) di affrontare più avversari contemporaneamente, creando un sistema di difesa completo a 360°. Questa caratteristica del Gatka contribuì al successo di quest’arte marziale nella lotta dei Sikh contro l’Impero dei Moghul.
La conoscenza di quest’arte marziale è stata successivamente diffusa in Occidente grazie al Maestro Yogi Bhajan (1929-2004) che ne ha trasmesso tecniche e filosofia. Oggi in India la trasmissione di quest’arte marziale è strettamente collegata alla trazione Sikh, mentre in Occidente il Gatka, rappresenta anche una disciplina in grado di dare al praticante degli strumenti che utilizzerà per raggiungere un equilibrio psico-fisico. Attraverso i movimenti e le tecniche del Gatka, l’allievo è in grado di pervenire a un equilibrio della mente negativa e di quella positiva, favorendo così il bilanciamento della mente neutra.Con la ripetizione di precisi schemi di movimento, in un determinato stato di coscienza, il discepolo può allargare il proprio spazio personale, espandere i propri confini e le proprie opportunità, in senso fisico, mentale, emotivo e sociale.
In India il Gatka nacque per combattere il nemico fuori, mentre in Occidente la sua pratica insegna a confrontarsi anche con il nemico dentro di noi, l’inconscio, che se inesplorato può divenire pericoloso, ma se conosciuto, può essere gestito e diventare fonte di forza.