LA VITA QUOTIDIANA DI UN SIKH
Ogni Sikh dovrebbe alzarsi la mattina presto prima dell’alba. Dopo aver fatto il bagno, dovrebbe meditare sul nome di Dio.
“alzati presto e medita sul nome, si, trattieniti sul Signore notte e giorno, allora non soffrirai alcun dolore e tutte le tue preoccupazioni svaniranno” (Guru Granth Sahib, p.255).
Ogni giorno vengono recitate le seguenti composizioni, preghiere:
Di mattina: Japji Sahib, Jaap Saihb, Tavparsad Swayie, Chaupaee Sahib ed Anand Sahib
La sera: Rehraas Sahib
Di notte, prima di coricarsi: Sohila Sahib
Si richiede ad un Sikh di andare al Gurdwara tutti i giorni, ove possibile.
Cerimonie dei Sikh
Le cerimonie più importanti per i Sikh sono quelle associate alla nascita, col dare il nome al bambino, l’Amrit, il battesimo Sikh, Anand Karj, il matrimonio e i riti per i defunti (funerali). Non ci sono rituali specifici per queste cerimonie; il loro unico aspetto è la recitazione dei Shabad (inni sacri) dal Guru Granth Sahib.
Presso i Sikh i morti vengono cremati e le loro ceneri sono gettate nel canale o nel fiume più vicino. Nessuna santità è attribuita a fiumi particolari ed è inoltre proibito erigere monumenti sui resti di un morto.
Tutte queste cerimonie, qualunque sia il loro scopo immediato, hanno un unico obiettivo comune, cioè di ricordare la relazione di ciascuna persona con Dio. Esse sono concepite come mezzi verso un fine determinato, cioè l’unione dell’anima con il Signore.
Assegnazione del nome ai neonati
Fra i Sikh sia i figli maschi che le femmine vengono sempre accolti con la stessa gioia. Quando nasce un bimbo, bimba, i genitori, solitamente, non decidono il nome all’istante ma si recano in un Gurdwara e chiedono al Granthi di leggere un hukumnama casualmente dal Guru Granth Sahib. Dunque il curatore del libro Sacro apre il Guru Granth Sahib su una pagina qualsiasi e la prima lettera della prima parola dell’hukumnama nella pagina aperta sar{ l’iniziale del nome da assegnare al neonato. Quindi se per caso la parola è sewa, l’iniziale del nome da assegnare al bambino sarà s. Quando i genitori non hanno la possibilità di andare in Gurdwara, possono mandare al proprio posto un parente il quale effettua la loro stessa procedura e infine comunica la lettera.
Amrit, Battesimo Sikh
L’Amrit è un dovere per ogni Sikh. Non è fissata nessuna età massima o minima per essere battezzati. Un Sikh s’impegna a mantenere i principi della sua fede e a seguire il Codice di Condotta prescritto dai Guru.
Ogni persona, uomo o donna che sia, di qualsiasi nazionalità, etnie o stato sociale, che aderisca ai principi della Fede, ha il diritto di ricevere il battesimo e di entrare nella Comunità Sikh: il Khalsa Panth.
Un Sikh una volta battezzato, deve portare sempre con sé le cinque k, che sono: Kesh (capelli e barba lunghi, da non tagliare né spuntare), Kanga (un piccolo pettine che si può mettere fra i capelli per mantenerli ordinati), Kara (un braccialetto di ferro, avendolo sempre addosso vieta di commettere brutte azioni), Kirpan (un pugnale, da usare solamente per la difesa e per combattere contro gli oppressori) e Kachera (un particolare tipo di sottoveste, che ricorda di non commettere atti impuri).
Sono proibiti ogni tipo di intossicamenti, come alcool, tabacco e derivati; spuntarsi o tagliarsi i Kesh. L’adulterio è considerato peccato; un Sikh deve considerare la moglie di un altro uomo alla stregua di una sorella o madre, e la figlia di un altro come sua. La stessa regola è applicata anche alle donne.
Anand Karj, Matrimonio
Secondo la religione Sikh, il legame matrimoniale è un sacramento, un’unione santa e non un contratto.
“non sono moglie e marito coloro che soltanto si siedono vicini; invece lo sono coloro che hanno un solo e unico spirito comune in loro” (Guru Granth Sahib, p.788).
Il Sikhismo non crede nel celibato. La condizione matrimoniale e la vita di famiglia è considerata onorevole, naturale e addirittura ideale. Il matrimonio della coppia Sikh è solennizzato dalla circumambulazione del Guru Granth Sahib per quattro volte. Ogni volta un Shabad, è recitato dal prete Sikh che officia nella cerimonia. Il prete, quindi, raccomanda alla coppia di modellare la loro relazione coniugale sul modello prescritto in questi quattro Shabad. La stessa cerimonia, senza cambiamenti, è eseguita per il nuovo matrimonio di una vedova o di un vedovo.
Festività
I Sikh celebrano i seguenti giorni festivi: Gli anniversari di nascita e morte dei dieci Guru; il giorno dell’insediamento del Sacro Granth come guida; la nascita (formazione) del Khalsa, il Vaisakhi; i giorni del martirio di quei Sikh che si sono distinti sacrificandosi per la loro religione o in difesa degli oppressi; i giorni connessi agli eventi importanti della storia dei Sikh.
Il Turbante
Per i Sikh il turbante è sacro e non è considerato come un cappello o copricapo qualsiasi. I Guru hanno istruito tutti i Sikh a mettere il turbante ed hanno sacrificato la loro vita per proteggere quest’onore.
Il turbante dice agli altri che siamo diversi. Il nostro aspetto distinto di Sikh non solo ci fa pensare più spesso sul nostro comportamento e la sua riflessione su una società più ampia, ma ci suscita anche riflessioni sui nostri stessi ideali e rispecchiano gli insegnamenti del Guru Granth Sahib.
Il turbante è lì a ricordarci della nostra connessione a Dio. Contestualizza noi come devoti di Dio e ci dà un modo per vivere in segno di gratitudine per questo dono di riconoscimento. Questa responsabilità di essere riconosciuti è anche un modo di mantenere le distanze dalle abitudini autodistruttive, come fumo, alcool, tabacco e altri tipi di sostanze nocive alla salute.
Non esiste altra religione al mondo che indossi il turbante come una dimostrazione quotidiana di Identità. Il turbante di un Sikh è la sua funzione primaria d’identificazione. Si tratta di una dichiarazione di appartenenza al Guru, ed è una dichiarazione d’impegno interiore di chi lo indossa. I capelli e barba mai tagliati e il turbante sono una dichiarazione di vivere in conformità e, ove necessario, morire a sostegno, degli insegnamenti dei Guru Sikh e al Guru Granth Sahib. I Sikh non attribuiscono particolari significati al colore o alla forma del turbante i quali dipendono dallo stile regionale; indossare il turbante simboleggia il rispetto per Dio e per sé.
Occorre ricordare che nel mondo non ci sono solo i Sikh che indossano il turbante, ma anche altre popolazioni, che hanno abitudini simili. E quindi avere il turbante, non significa automaticamente essere un buon Sikh. Il Sikhismo si esprime attraverso l’amore che si ha per Dio e nell’agire in modo corretto; senza queste qualità la firma esteriore non significa nulla. Un’uniforme regale deve essere accompagnata da azioni regali.
Il Kirpan
Sulla terra c’è sempre stata la battaglia fra il bene e il male ed era così anche al tempo dei Guru Sikh. All’epoca del Guru Arjun, quinto Guru Sikh, c’era il regno dell’imperatore Moghul Jahangir. Egli era un imperatore spietato e durante il suo regno fece molte atrocità e violenze sul proprio popolo. Ci fu quindi uno scontro fra il Guru e Jahangir, ma essendo Arjan un uomo di natura pacifica preferì sacrificarsi per proteggere la gente e la loro fede. Il sesto Guru, Hargobind, invece si decise a combattere per difendere i propri diritti e per contrastare il male introdusse il concetto di due spade: la prima del meeri - che rappresentava la direzione temporale e politica - e la seconda del peeri - che rappresentava quella spirituale.
Il Guru disse che c’era la necessit{ di possedere armi, cavalli e uomini per avere successo sugli oppressori. Seguendo le parole del Guru, i Sikh iniziarono a formare un esercito. Egli in seguito costruì di fronte al Tempio D’Oro un Takht, sede d’autorit{, chiamato Akal, il senza tempo - appellativo per Dio - Takht, in altre parole La sede d’autorit{ del Senza Tempo. Questo Takht fu costruito per dare una salvezza a coloro che avevano bisogno di protezione.
Un fatto particolare e curioso è che dalla postazione principale dell’Akal Takht, cioè il trono dove il sesto Guru si sedeva, si vede il Guru Granth Sahib presente all’interno della sala principale dell’Harmandir Sahib; questo per far capire che anche quando si è al comando del potere non bisogna comunque dimenticare la fede e la meditazione. Infatti, davanti all’Akal Takht sono presenti due nishan sahib, uno rappresentante il bhagti e l’altro il shakti (rispettivamente, meditazione e forza), e quello che simboleggia la forza è più piccolo dell’altro, questo perché bisogna sempre dare più importanza a vicende spirituali piuttosto che quelle politiche.
Guru Hargobind combatté quattro guerre contro l’imperatore Jahangir vincendole tutte e costringendolo alla resa.
Il concetto del meeri e peeri, offriva ai Sikh di seguire la fede e i suoi ideali, e al tempo stesso di essere pronti a difenderli. Guru Gobind Singh, il decimo Guru, il giorno del Vaisakhi, battezzando i Sikh ordinò loro di portare sempre con sé le cinque k, nelle quali incluse il kirpan (piccolo pugnale) per essere sempre pronti a fronteggiare il male e la tirannia. L’uso del kirpan non è legato solo all’autodifesa ma alla difesa di tutti coloro che non possono combattere gli oppressori. Per fare un esempio, le forze dell’ordine, poliziotti, hanno sempre con sé l’arma, che però possono usare solo ed esclusivamente per protezione altrui e propria; così, allo stesso modo i Sikh non possono usare il kirpan per aggredire ma solo per difendere se stessi e gli indifesi.
Il kirpan ci aiuta a essere sempre pronti a combattere la malvagità; questo è il suo vero principio, e solo un Sikh battezzato può e deve indossarlo.
Ogni Sikh dovrebbe alzarsi la mattina presto prima dell’alba. Dopo aver fatto il bagno, dovrebbe meditare sul nome di Dio.
“alzati presto e medita sul nome, si, trattieniti sul Signore notte e giorno, allora non soffrirai alcun dolore e tutte le tue preoccupazioni svaniranno” (Guru Granth Sahib, p.255).
Ogni giorno vengono recitate le seguenti composizioni, preghiere:
Di mattina: Japji Sahib, Jaap Saihb, Tavparsad Swayie, Chaupaee Sahib ed Anand Sahib
La sera: Rehraas Sahib
Di notte, prima di coricarsi: Sohila Sahib
Si richiede ad un Sikh di andare al Gurdwara tutti i giorni, ove possibile.
Cerimonie dei Sikh
Le cerimonie più importanti per i Sikh sono quelle associate alla nascita, col dare il nome al bambino, l’Amrit, il battesimo Sikh, Anand Karj, il matrimonio e i riti per i defunti (funerali). Non ci sono rituali specifici per queste cerimonie; il loro unico aspetto è la recitazione dei Shabad (inni sacri) dal Guru Granth Sahib.
Presso i Sikh i morti vengono cremati e le loro ceneri sono gettate nel canale o nel fiume più vicino. Nessuna santità è attribuita a fiumi particolari ed è inoltre proibito erigere monumenti sui resti di un morto.
Tutte queste cerimonie, qualunque sia il loro scopo immediato, hanno un unico obiettivo comune, cioè di ricordare la relazione di ciascuna persona con Dio. Esse sono concepite come mezzi verso un fine determinato, cioè l’unione dell’anima con il Signore.
Assegnazione del nome ai neonati
Fra i Sikh sia i figli maschi che le femmine vengono sempre accolti con la stessa gioia. Quando nasce un bimbo, bimba, i genitori, solitamente, non decidono il nome all’istante ma si recano in un Gurdwara e chiedono al Granthi di leggere un hukumnama casualmente dal Guru Granth Sahib. Dunque il curatore del libro Sacro apre il Guru Granth Sahib su una pagina qualsiasi e la prima lettera della prima parola dell’hukumnama nella pagina aperta sar{ l’iniziale del nome da assegnare al neonato. Quindi se per caso la parola è sewa, l’iniziale del nome da assegnare al bambino sarà s. Quando i genitori non hanno la possibilità di andare in Gurdwara, possono mandare al proprio posto un parente il quale effettua la loro stessa procedura e infine comunica la lettera.
Amrit, Battesimo Sikh
L’Amrit è un dovere per ogni Sikh. Non è fissata nessuna età massima o minima per essere battezzati. Un Sikh s’impegna a mantenere i principi della sua fede e a seguire il Codice di Condotta prescritto dai Guru.
Ogni persona, uomo o donna che sia, di qualsiasi nazionalità, etnie o stato sociale, che aderisca ai principi della Fede, ha il diritto di ricevere il battesimo e di entrare nella Comunità Sikh: il Khalsa Panth.
Un Sikh una volta battezzato, deve portare sempre con sé le cinque k, che sono: Kesh (capelli e barba lunghi, da non tagliare né spuntare), Kanga (un piccolo pettine che si può mettere fra i capelli per mantenerli ordinati), Kara (un braccialetto di ferro, avendolo sempre addosso vieta di commettere brutte azioni), Kirpan (un pugnale, da usare solamente per la difesa e per combattere contro gli oppressori) e Kachera (un particolare tipo di sottoveste, che ricorda di non commettere atti impuri).
Sono proibiti ogni tipo di intossicamenti, come alcool, tabacco e derivati; spuntarsi o tagliarsi i Kesh. L’adulterio è considerato peccato; un Sikh deve considerare la moglie di un altro uomo alla stregua di una sorella o madre, e la figlia di un altro come sua. La stessa regola è applicata anche alle donne.
Anand Karj, Matrimonio
Secondo la religione Sikh, il legame matrimoniale è un sacramento, un’unione santa e non un contratto.
“non sono moglie e marito coloro che soltanto si siedono vicini; invece lo sono coloro che hanno un solo e unico spirito comune in loro” (Guru Granth Sahib, p.788).
Il Sikhismo non crede nel celibato. La condizione matrimoniale e la vita di famiglia è considerata onorevole, naturale e addirittura ideale. Il matrimonio della coppia Sikh è solennizzato dalla circumambulazione del Guru Granth Sahib per quattro volte. Ogni volta un Shabad, è recitato dal prete Sikh che officia nella cerimonia. Il prete, quindi, raccomanda alla coppia di modellare la loro relazione coniugale sul modello prescritto in questi quattro Shabad. La stessa cerimonia, senza cambiamenti, è eseguita per il nuovo matrimonio di una vedova o di un vedovo.
Festività
I Sikh celebrano i seguenti giorni festivi: Gli anniversari di nascita e morte dei dieci Guru; il giorno dell’insediamento del Sacro Granth come guida; la nascita (formazione) del Khalsa, il Vaisakhi; i giorni del martirio di quei Sikh che si sono distinti sacrificandosi per la loro religione o in difesa degli oppressi; i giorni connessi agli eventi importanti della storia dei Sikh.
Il Turbante
Per i Sikh il turbante è sacro e non è considerato come un cappello o copricapo qualsiasi. I Guru hanno istruito tutti i Sikh a mettere il turbante ed hanno sacrificato la loro vita per proteggere quest’onore.
Il turbante dice agli altri che siamo diversi. Il nostro aspetto distinto di Sikh non solo ci fa pensare più spesso sul nostro comportamento e la sua riflessione su una società più ampia, ma ci suscita anche riflessioni sui nostri stessi ideali e rispecchiano gli insegnamenti del Guru Granth Sahib.
Il turbante è lì a ricordarci della nostra connessione a Dio. Contestualizza noi come devoti di Dio e ci dà un modo per vivere in segno di gratitudine per questo dono di riconoscimento. Questa responsabilità di essere riconosciuti è anche un modo di mantenere le distanze dalle abitudini autodistruttive, come fumo, alcool, tabacco e altri tipi di sostanze nocive alla salute.
Non esiste altra religione al mondo che indossi il turbante come una dimostrazione quotidiana di Identità. Il turbante di un Sikh è la sua funzione primaria d’identificazione. Si tratta di una dichiarazione di appartenenza al Guru, ed è una dichiarazione d’impegno interiore di chi lo indossa. I capelli e barba mai tagliati e il turbante sono una dichiarazione di vivere in conformità e, ove necessario, morire a sostegno, degli insegnamenti dei Guru Sikh e al Guru Granth Sahib. I Sikh non attribuiscono particolari significati al colore o alla forma del turbante i quali dipendono dallo stile regionale; indossare il turbante simboleggia il rispetto per Dio e per sé.
Occorre ricordare che nel mondo non ci sono solo i Sikh che indossano il turbante, ma anche altre popolazioni, che hanno abitudini simili. E quindi avere il turbante, non significa automaticamente essere un buon Sikh. Il Sikhismo si esprime attraverso l’amore che si ha per Dio e nell’agire in modo corretto; senza queste qualità la firma esteriore non significa nulla. Un’uniforme regale deve essere accompagnata da azioni regali.
Il Kirpan
Sulla terra c’è sempre stata la battaglia fra il bene e il male ed era così anche al tempo dei Guru Sikh. All’epoca del Guru Arjun, quinto Guru Sikh, c’era il regno dell’imperatore Moghul Jahangir. Egli era un imperatore spietato e durante il suo regno fece molte atrocità e violenze sul proprio popolo. Ci fu quindi uno scontro fra il Guru e Jahangir, ma essendo Arjan un uomo di natura pacifica preferì sacrificarsi per proteggere la gente e la loro fede. Il sesto Guru, Hargobind, invece si decise a combattere per difendere i propri diritti e per contrastare il male introdusse il concetto di due spade: la prima del meeri - che rappresentava la direzione temporale e politica - e la seconda del peeri - che rappresentava quella spirituale.
Il Guru disse che c’era la necessit{ di possedere armi, cavalli e uomini per avere successo sugli oppressori. Seguendo le parole del Guru, i Sikh iniziarono a formare un esercito. Egli in seguito costruì di fronte al Tempio D’Oro un Takht, sede d’autorit{, chiamato Akal, il senza tempo - appellativo per Dio - Takht, in altre parole La sede d’autorit{ del Senza Tempo. Questo Takht fu costruito per dare una salvezza a coloro che avevano bisogno di protezione.
Un fatto particolare e curioso è che dalla postazione principale dell’Akal Takht, cioè il trono dove il sesto Guru si sedeva, si vede il Guru Granth Sahib presente all’interno della sala principale dell’Harmandir Sahib; questo per far capire che anche quando si è al comando del potere non bisogna comunque dimenticare la fede e la meditazione. Infatti, davanti all’Akal Takht sono presenti due nishan sahib, uno rappresentante il bhagti e l’altro il shakti (rispettivamente, meditazione e forza), e quello che simboleggia la forza è più piccolo dell’altro, questo perché bisogna sempre dare più importanza a vicende spirituali piuttosto che quelle politiche.
Guru Hargobind combatté quattro guerre contro l’imperatore Jahangir vincendole tutte e costringendolo alla resa.
Il concetto del meeri e peeri, offriva ai Sikh di seguire la fede e i suoi ideali, e al tempo stesso di essere pronti a difenderli. Guru Gobind Singh, il decimo Guru, il giorno del Vaisakhi, battezzando i Sikh ordinò loro di portare sempre con sé le cinque k, nelle quali incluse il kirpan (piccolo pugnale) per essere sempre pronti a fronteggiare il male e la tirannia. L’uso del kirpan non è legato solo all’autodifesa ma alla difesa di tutti coloro che non possono combattere gli oppressori. Per fare un esempio, le forze dell’ordine, poliziotti, hanno sempre con sé l’arma, che però possono usare solo ed esclusivamente per protezione altrui e propria; così, allo stesso modo i Sikh non possono usare il kirpan per aggredire ma solo per difendere se stessi e gli indifesi.
Il kirpan ci aiuta a essere sempre pronti a combattere la malvagità; questo è il suo vero principio, e solo un Sikh battezzato può e deve indossarlo.