Panjab significa la terra dei cinque fiumi, e deriva dal persiano panj e aab, che significano rispettivamente il numero cinque e acqua. E’ una regione posta a cavallo della frontiera tra India e Pakistan. I "cinque fiumi" sono il Beas, il Ravi, il Satluj, il Chenab e il Jhelum, tutti tributari dell'Indo. Il Panjab ha una lunga storia e una ricca tradizione culturale. I suoi abitanti sono chiamati Panjabi e parlano una lingua anch'essa detta panjabi. La principale religione di questa regione è il Sikhismo. Il Panjab si trova nel nord-est dell’India e confina a nord con il Jammu Kashmir, nord-est con Himachal Pradesh, a ovest con il Pakistan e a sud con le regioni di Haryana e Rajasthan.
La lingua panjabi è parlata da circa il 90% della popolazione ed ha come sua capitale la città di Chandigarh. Nel Panjab è usata la scrittura Gurmukhi, e tutti i testi sacri Sikh sono scritti nell'alfabeto Gurmukhi. A causa di questo elemento di santità, il popolo ritiene comunemente di cattivo auspicio che un qualunque pezzo di carta scritto in panjabi tocchi terra o i piedi.
Storia
Come risultato delle numerose invasioni, molti gruppi etnici e religiosi hanno contribuito a formare il patrimonio culturale del Panjab. Nei tempi preistorici, nel Panjab fu localizzata una delle prime culture conosciute dell'Asia meridionale, la civiltà harappa.Nel 326 a.C., Alessandro Magno tentò di invadere il Panjab da nord. I suoi eserciti entrarono nella regione attraverso l'Hindu Kush.
In alcuni momenti durante l'istituzione e il consolidamento del governo Moghul, nel Panjab vi furono conflitti, caos e sollevazioni politiche. Tuttavia, con la prosperità Moghul, si raggiunsero uno sviluppo e una pace relativa, particolarmente sotto il regno di Jahangir. Il periodo fu notevole anche per l'emergere di Guru Nanak (1469-1538), il fondatore di un potente movimento popolare che ha lasciato un'impronta duratura sulla storia e sulla cultura del Panjab. Nato nel distrettodi Sheikhupura, egli rifiutava la divisione del genere umano in compartimenti rigidi di religioni e di caste ortodosse e predicò l'unicità dell'umanità e quella di Dio, mirando così a creare un nuovo ordine che abbracciasse tutto lo spirito pervasivo nell'uomo. Questa nuova filosofia sarebbe servita di base per la fondazione della fede Sikh.
Nel 1713, Banda Bahadur volle fondare uno stato Sikh nel Panjab. A tal fine combatté senza posa con i Moghul, ma il suo stato durò meno di un anno prima del suo crollo. Molti anni dopo, fu catturato e giustiziato. Nel 1756, i Maratha sotto Raghunath Rao sconfissero l'afghano Ahmed Shah Abdali al suo primo tentativo di conquistare l'India. I Maratha ricacciarono indietro gli Afghani in ritirata fino ad Attock. I Sikh e i Khatri (i gruppi dominanti del Panjab) stabilirono un rapporto di collaborazione con i Maratha per aver eliminato con successo i musulmani dalla loro terra e firmarono con essi trattati formali di amicizia. All'epoca della formazione del patto nel 1748 ad Amritsar, il Panjab era diviso in trentasei aree e in dodici distinti principati Sikh. Da questo momento in poi ebbe inizio la formazione di un Impero Sikh nel Panjab.
Delle trentasei aree, ventidue furono unite dal Maharaja, Grande Re, Ranjit Singh. Le altre 14 accettarono la sovranità britannica. Dieci anni dopo la morte del Maharaja Ranjit Singh, l'impero si frantumò e i Britannici s’impadronirono del Panjab.
L'avvento dell'India britannica, il cosiddetto Raj, regime, Britannico, ebbe profonde conseguenze politiche, culturali, filosofiche e letterarie nel Panjab, compresa l'istituzione di un nuovo sistema d’istruzione. Durante il movimento d’indipendenza dal Regno Unito, molti panjabi svolsero un ruolo rilevante, compreso Ajit Singh Sindhu, Bhagat Singh, Udham Singh, Bhai Parmanand, Muhammad Iqbal, Chaudhary Rehmat Ali e Ilam Din.
All'epoca della spartizione nel 1947, la provincia fu divisa nel Panjab orientale e in quello occidentale. Il Panjab orientale divenne parte dell'India, mentre il Panjab occidentale fu assorbito dal Pakistan. Al Panjab toccò poi subire l'urto delle agitazioni civili successive alla fine del Raj Britannico, che produssero un numero di vittime stimato nell'ordine delle centinaia di migliaia o addirittura superiore.
Demografia
Le ascendenze etniche dei moderni panjabi includono tutti i principali popoli che si stabilirono nella regione dai tempi antichi, tra i quali in primo luogo gli Indo-Ariani, seguiti dagli Indo-Sciti, dagli Indo-Parti e dagli Indo-Greci. Con l'avvento dell'Islam, anche i colonizzatori provenienti dalla Persia, dall'Afghanistan e dall'Asia centrale si sono integrati nella società panjabi. Come già accennato, il Sikhismo è la principale religione del Panjab, essendo sorta nel Panjab stesso. Circa il 72% della popolazione sono Sikh, il 25% Indù e il resto sono Giainisti, Cristiani, Musulmani o Buddisti. Tuttavia, a causa della migrazione su vasta scala dagli stati dell'Uttar Pradesh, del Bihar, del Bengala e dell'Orissa, la demografia del Panjab è divenuta più confusa di quanto prima indicato. Nel Panjab si trova la città santa Sikh di Amritsar.
Economia
Il Panjab è uno dei più piccoli stati dell’India che rappresentano l’1,6 % della sua area geografica e il 2,6 % della sua superficie coltivata. L'agricoltura occupa il posto più importante nell'economia del Panjab. Circa il 70 % delle persone lavorano nell'agricoltura. È solo nei distretti di Ropar e Hoshiarpur che la superficie coltivata è inferiore al 60 % del totale. In questi quartieri la terra è coperta da notevoli colline Shivalik e letti dei torrenti stagionali che non possono essere oggetto di coltivazione. Proprio questa immensa produzione agricola ha reso il paese autosufficiente per il fabbisogno alimentare, superando la pericolosa situazione di primi anni Sessanta. Lo stato del Panjab ha costruito un sistema di servizi a sostegno dello sviluppo agricolo. In sintesi, questi sono i dipartimenti di agricoltura e zootecnia, il Panjab Agriculture University che fornisce una base per l'istruzione, la ricerca e l'estensione. L'università, situata in Ludhiana, ha portato una vera rivoluzione nelle tecniche agricole e ha contribuito ad aumentare la produzione agricola e il miglioramento della condizione economica dei coltivatori. Questa istituzione ha sviluppato le varietà ad alta resa di grano, riso, bajra e altre colture che hanno guidato il Panjab a rendere lo stato e il paese autosufficiente per molte colture chiavi. Gli sforzi del governo dello Stato di fornire impianti di irrigazione, energia a buon mercato e fattori di produzione a tassi agevolati hanno agito da catalizzatore per la produzione agricola. La produzione di grano di 136,78 milioni di tonnellate fu un vero record. Per ridurre la dipendenza dal grano, il governo incentivò la coltura di semi oleosi, come il girasole e soia, con risultati positivi. Il Panjab produce 51,33 milioni di tonnellate di latte l’anno, un terzo di tutta la produzione di latte in India. Disponibilità pro capite di latte della regione è anche la più alta di tutta l’India. I manifatturieri principali sono il tessile, macchine da cucire, articoli sportivi, zucchero, amido, fertilizzanti, biciclette, strumenti scientifici, articoli elettrici e macchine utensili. Anche se i panjabi comprendono meno del 2,5% della popolazione indiana, essi forniscono il 22% di frumento e il 10% del riso dell’India. Panjab ha anche un certo numero d’industrie fiorenti come la Hero Biciclette di Ludhiana.
Forze Militari
I Sikh costituiscono il 2% della popolazione indiana, ma nonostante i loro piccoli numeri formano una parte rilevante dell’esercito indiano. Attualmente l'esercito indiano ha 18 battaglioni Sikh nei suoi ranghi.
Gli inglesi avevano un concetto di razze marziali e non marziali in India. Così dopo aver visto i Sikh in battaglia nelle guerre Anglo-Sikh, si erano fatti una grande opinione dei Sikh come soldati e di conseguenza li classificarono come razza marziale. Uno può essere o non essere d'accordo con il concetto di razza marziale, ma non c'è dubbio che certe popolazioni hanno dovuto affrontare l'urto delle invasioni più di altri e sono quindi più pronte a dar battaglia in qualsiasi ambiente. I Sikh sono uno di quelle popolazioni. Il primo battaglione delle truppe Sikh fu formato nell’ex British Indian Army nel 1846 poco prima dell’annessione del Panjab. Da quel momento in poi i Sikh divennero parte integrante del British Indian Army. Il centro reggimentale dei Sikh è a Ramgarh, in Jharkhand. Esso dista circa 30 km da Ranchi. Tuttavia va ricordato che i reggimenti Sikh hanno 14 Victoria Cross e 21 di prima classe dell'Ordine al Merito indiano (equivalente alla Victoria Cross), 15 Theatre Honours e 5 COAS Citazioni Unità, oltre a 2 Param Vir Chakra, 14 Maha Vir Chakra, 5 Kirti Chakra, 67 Vir Chakra e 1596 altri premi di galanteria. Il miglior generale della storia dell’Indian Air Force è un Sikh del Panjab, il maresciallo dell'Aeronautica Militare Arjan Singh.
Il regno Sikh del Maharaja Ranjit Singh
Ranjit Singh è la figura più importante nella storia Sikh, e dopo Guru Gobind Singh, il guerriero più venerato dei Sikh. Nacque il 13 novembre 1780 e suo padre fu ucciso in battaglia quando egli aveva solo dieci anni. I territori da lui acquisiti per successione e matrimonio furono somministrati in suo nome dalla suocera, Sada Kaur, una donna molto abile ed astuta. All’et{ di diciassette anni, Ranjit Singh, assunse la gestione del suo patrimonio nelle proprie mani. Ranjit Singh era un uomo ambizioso, con una chiara visione di quello che cercava e l'audacia per afferrare ogni opportunità che gli si presentava. Lasciò la sua città natale, Guranwala, nel luglio del 1799, per occupare Lahore e farla divenire la sua capitale. Egli assunse la direzione del Khalsa e fissò il sigillo sulla sua nuova autorità occupando Amritsar nel 1802. Fu lui che ricostruì il Tempio D’oro in marmo e coprì la sua cupola con uno strato d'oro. A poco a poco Ranjit Singh estese il suo dominio fino a che tutta la regione tra l'Indo e il Satluj passò sotto il suo dominio. Voleva andare oltre al Satluj anche allo Jamuna per portare il restante stato Sikh sotto il suo controllo, ma fu messo sotto scacco da parte degli inglesi. Conoscendo i propri limiti, egli abbandonò i suoi progetti per espandere verso oriente e firmò un trattato di amicizia con gli inglesi nel 1809. Ranjit Singh diede la priorità alla modernizzazione del suo esercito. Egli raccolse i migliori combattenti disponibili senza considerare religione e casta. Il suo nuovo esercito aveva Gurkha, Bihari, Oriya, musulmani del Panjab, pathan e Sikh. Mise in piedi fonderie di ferro a Lahore per fare cannoni e palle di cannone e formò un corpo di artiglieri musulmani per gestirli. Assunse quasi un centinaio di stranieri tra cui francesi, italiani, tedeschi, irlandesi e greci, da inserire tra le sue truppe. Tuttavia, non aveva molta fiducia nella lealtà degli stranieri. E questo si confermò nelle guerre anglo-sikh che si scatenarono, appena un anno dopo la sua morte, nessuno dei militari stranieri al servizio della corte Sikh combatté dalla parte dei Sikh, al contrario molti offrirono i loro servizi agli inglesi. I liberali che guidarono i suoi eserciti nelle campagne erano tutti panjabi: Chand Mohkam, Chand Diwan, Fateh Singh Ahluwalia, Hari Singh Nalwa, Akali Phoola SIngh e il colonnello Sharikh Baswan. Insieme a questi uomini, Ranjit Singh aveva altri che lo consigliavano in materia di stato. Fakir Azizuddin e i suoi due fratelli divennero i suoi principali consiglieri negli affari diplomatici; Raja, Re, Dina Nath prese in male questioni amministrative. Ranjit Singh non dovette aspettare molto per l'opportunità di mettere il suo esercito riorganizzato in campi di battaglia.
Shah Shuja, il sovrano dell'Afghanistan, fu espulso da Kabul dai suoi cugini e venne da Ranjit Singh per chiedere aiuto. Prima che Ranjit potesse venire in suo aiuto, Shuja fu catturato e inviato nel Kashmir. Gli eserciti di Ranjit Singh salvarono Shuja e sconfissero i suoi nemici ad Attock. Shuja cedette il diamante Koh-i-noor a Ranjit Singh, in cambio del proprio salvataggio. Nel 1818 Ranjit Singh occupò Multan e dei distretti vicini. L'anno seguente annesse l'intero Kashmir al suo regno. L’ambizione di Ranjit Singh di occupare Sind fu bloccata dagli inglesi che presero gli emiri sotto la loro protezione. L'unica direzione in cui Ranjit Singh poteva espandersi era il nord, contro i Pathan e gli Afghani. Allo stesso tempo pensò seriamente all'invasione dell’Afgahanisthan. Questa cosa non piacque per niente agli inglesi e com’era successo prima, essi erano un passo avanti dal sovrano Sikh. Entrarono in trattative con Shuja Shah e convinsero Ranjit Singh a ridare il trono a Shuja Shah. Ranjit Singh si arrese e nel luglio del 1838 mise la propria firma su un trattato che definiva i limiti di frontiera di una che era stata lasciata indefinita. Un anno dopo, il 20 giugno 1839 egli morì.
Ranjit Singh è uno degli eroi più popolari della storia dei Sikh. Da piccolo fu colpito dal vaiolo, che lo privò di un occhio. Era considerato da tutti piccolo, scuro e brutto. Non ebbe mai un’istruzione della disciplina del potere da parte di suo padre, che non lo tenne mai in considerazione, vino, donne e cavalli furono gli unici suoi pensieri. Ranjit però riuscì a far emergere quello che c’era in lui, lo spirito di dare alla sua gente, panjabi, un regno a parte. Estese la base del suo stato dando posizioni di potere e ponendo fiducia sia in musulmani e indù senza alcuna distinzione. Riuscì a mettere in piedi il più potente esercito dell'India e, per la prima volta in duemila anni di storia, girò l’onda invasiva e mise in ginocchio gli invasori, come i pathan e gli afghani. Questi successi lo fecero diventare l’eroe di tutti gli indiani. Egli considerò tutto il suo popolo come suoi cari. Nel fasto e nello splendore sgargiante della sua corte, egli viveva una vita di assoluta semplicità e compassione. Fu un uomo molto colto e comprensivo. Anche nei discorsi che faceva, era sempre cortese e umile e rispettava molto tutte le fedi.
Era un sovrano severo ma gentile. Nonostante le sue molte conquiste, egli non permise mai la distruzione di luoghi storici, e di preghiera.
Molte volte Ranjit Singh comandava il suo esercito in battaglie e rischiava la sua vita come un soldato comune. Era risoluto nella ricerca della creazione di un potente regno Sikh. Usò ogni arma del suo arsenale, astuzia, diplomazia, bullismo, umiltà per raggiungere questo scopo.
Un aneddoto ben noto dà un indizio per capire il suo carattere e la ragione del suo successo. Si dice che la sua cortigiana musulmana preferita Bibi Mohran, riferendosi alla sua deformità del suo occhio chiese: “dove era lei quando Dio stava distribuendo un buon aspetto fisico?” Il monarca rispose dicendo "sicuramente ero impegnato nella ricerca del potere.”
La lingua panjabi è parlata da circa il 90% della popolazione ed ha come sua capitale la città di Chandigarh. Nel Panjab è usata la scrittura Gurmukhi, e tutti i testi sacri Sikh sono scritti nell'alfabeto Gurmukhi. A causa di questo elemento di santità, il popolo ritiene comunemente di cattivo auspicio che un qualunque pezzo di carta scritto in panjabi tocchi terra o i piedi.
Storia
Come risultato delle numerose invasioni, molti gruppi etnici e religiosi hanno contribuito a formare il patrimonio culturale del Panjab. Nei tempi preistorici, nel Panjab fu localizzata una delle prime culture conosciute dell'Asia meridionale, la civiltà harappa.Nel 326 a.C., Alessandro Magno tentò di invadere il Panjab da nord. I suoi eserciti entrarono nella regione attraverso l'Hindu Kush.
In alcuni momenti durante l'istituzione e il consolidamento del governo Moghul, nel Panjab vi furono conflitti, caos e sollevazioni politiche. Tuttavia, con la prosperità Moghul, si raggiunsero uno sviluppo e una pace relativa, particolarmente sotto il regno di Jahangir. Il periodo fu notevole anche per l'emergere di Guru Nanak (1469-1538), il fondatore di un potente movimento popolare che ha lasciato un'impronta duratura sulla storia e sulla cultura del Panjab. Nato nel distrettodi Sheikhupura, egli rifiutava la divisione del genere umano in compartimenti rigidi di religioni e di caste ortodosse e predicò l'unicità dell'umanità e quella di Dio, mirando così a creare un nuovo ordine che abbracciasse tutto lo spirito pervasivo nell'uomo. Questa nuova filosofia sarebbe servita di base per la fondazione della fede Sikh.
Nel 1713, Banda Bahadur volle fondare uno stato Sikh nel Panjab. A tal fine combatté senza posa con i Moghul, ma il suo stato durò meno di un anno prima del suo crollo. Molti anni dopo, fu catturato e giustiziato. Nel 1756, i Maratha sotto Raghunath Rao sconfissero l'afghano Ahmed Shah Abdali al suo primo tentativo di conquistare l'India. I Maratha ricacciarono indietro gli Afghani in ritirata fino ad Attock. I Sikh e i Khatri (i gruppi dominanti del Panjab) stabilirono un rapporto di collaborazione con i Maratha per aver eliminato con successo i musulmani dalla loro terra e firmarono con essi trattati formali di amicizia. All'epoca della formazione del patto nel 1748 ad Amritsar, il Panjab era diviso in trentasei aree e in dodici distinti principati Sikh. Da questo momento in poi ebbe inizio la formazione di un Impero Sikh nel Panjab.
Delle trentasei aree, ventidue furono unite dal Maharaja, Grande Re, Ranjit Singh. Le altre 14 accettarono la sovranità britannica. Dieci anni dopo la morte del Maharaja Ranjit Singh, l'impero si frantumò e i Britannici s’impadronirono del Panjab.
L'avvento dell'India britannica, il cosiddetto Raj, regime, Britannico, ebbe profonde conseguenze politiche, culturali, filosofiche e letterarie nel Panjab, compresa l'istituzione di un nuovo sistema d’istruzione. Durante il movimento d’indipendenza dal Regno Unito, molti panjabi svolsero un ruolo rilevante, compreso Ajit Singh Sindhu, Bhagat Singh, Udham Singh, Bhai Parmanand, Muhammad Iqbal, Chaudhary Rehmat Ali e Ilam Din.
All'epoca della spartizione nel 1947, la provincia fu divisa nel Panjab orientale e in quello occidentale. Il Panjab orientale divenne parte dell'India, mentre il Panjab occidentale fu assorbito dal Pakistan. Al Panjab toccò poi subire l'urto delle agitazioni civili successive alla fine del Raj Britannico, che produssero un numero di vittime stimato nell'ordine delle centinaia di migliaia o addirittura superiore.
Demografia
Le ascendenze etniche dei moderni panjabi includono tutti i principali popoli che si stabilirono nella regione dai tempi antichi, tra i quali in primo luogo gli Indo-Ariani, seguiti dagli Indo-Sciti, dagli Indo-Parti e dagli Indo-Greci. Con l'avvento dell'Islam, anche i colonizzatori provenienti dalla Persia, dall'Afghanistan e dall'Asia centrale si sono integrati nella società panjabi. Come già accennato, il Sikhismo è la principale religione del Panjab, essendo sorta nel Panjab stesso. Circa il 72% della popolazione sono Sikh, il 25% Indù e il resto sono Giainisti, Cristiani, Musulmani o Buddisti. Tuttavia, a causa della migrazione su vasta scala dagli stati dell'Uttar Pradesh, del Bihar, del Bengala e dell'Orissa, la demografia del Panjab è divenuta più confusa di quanto prima indicato. Nel Panjab si trova la città santa Sikh di Amritsar.
Economia
Il Panjab è uno dei più piccoli stati dell’India che rappresentano l’1,6 % della sua area geografica e il 2,6 % della sua superficie coltivata. L'agricoltura occupa il posto più importante nell'economia del Panjab. Circa il 70 % delle persone lavorano nell'agricoltura. È solo nei distretti di Ropar e Hoshiarpur che la superficie coltivata è inferiore al 60 % del totale. In questi quartieri la terra è coperta da notevoli colline Shivalik e letti dei torrenti stagionali che non possono essere oggetto di coltivazione. Proprio questa immensa produzione agricola ha reso il paese autosufficiente per il fabbisogno alimentare, superando la pericolosa situazione di primi anni Sessanta. Lo stato del Panjab ha costruito un sistema di servizi a sostegno dello sviluppo agricolo. In sintesi, questi sono i dipartimenti di agricoltura e zootecnia, il Panjab Agriculture University che fornisce una base per l'istruzione, la ricerca e l'estensione. L'università, situata in Ludhiana, ha portato una vera rivoluzione nelle tecniche agricole e ha contribuito ad aumentare la produzione agricola e il miglioramento della condizione economica dei coltivatori. Questa istituzione ha sviluppato le varietà ad alta resa di grano, riso, bajra e altre colture che hanno guidato il Panjab a rendere lo stato e il paese autosufficiente per molte colture chiavi. Gli sforzi del governo dello Stato di fornire impianti di irrigazione, energia a buon mercato e fattori di produzione a tassi agevolati hanno agito da catalizzatore per la produzione agricola. La produzione di grano di 136,78 milioni di tonnellate fu un vero record. Per ridurre la dipendenza dal grano, il governo incentivò la coltura di semi oleosi, come il girasole e soia, con risultati positivi. Il Panjab produce 51,33 milioni di tonnellate di latte l’anno, un terzo di tutta la produzione di latte in India. Disponibilità pro capite di latte della regione è anche la più alta di tutta l’India. I manifatturieri principali sono il tessile, macchine da cucire, articoli sportivi, zucchero, amido, fertilizzanti, biciclette, strumenti scientifici, articoli elettrici e macchine utensili. Anche se i panjabi comprendono meno del 2,5% della popolazione indiana, essi forniscono il 22% di frumento e il 10% del riso dell’India. Panjab ha anche un certo numero d’industrie fiorenti come la Hero Biciclette di Ludhiana.
Forze Militari
I Sikh costituiscono il 2% della popolazione indiana, ma nonostante i loro piccoli numeri formano una parte rilevante dell’esercito indiano. Attualmente l'esercito indiano ha 18 battaglioni Sikh nei suoi ranghi.
Gli inglesi avevano un concetto di razze marziali e non marziali in India. Così dopo aver visto i Sikh in battaglia nelle guerre Anglo-Sikh, si erano fatti una grande opinione dei Sikh come soldati e di conseguenza li classificarono come razza marziale. Uno può essere o non essere d'accordo con il concetto di razza marziale, ma non c'è dubbio che certe popolazioni hanno dovuto affrontare l'urto delle invasioni più di altri e sono quindi più pronte a dar battaglia in qualsiasi ambiente. I Sikh sono uno di quelle popolazioni. Il primo battaglione delle truppe Sikh fu formato nell’ex British Indian Army nel 1846 poco prima dell’annessione del Panjab. Da quel momento in poi i Sikh divennero parte integrante del British Indian Army. Il centro reggimentale dei Sikh è a Ramgarh, in Jharkhand. Esso dista circa 30 km da Ranchi. Tuttavia va ricordato che i reggimenti Sikh hanno 14 Victoria Cross e 21 di prima classe dell'Ordine al Merito indiano (equivalente alla Victoria Cross), 15 Theatre Honours e 5 COAS Citazioni Unità, oltre a 2 Param Vir Chakra, 14 Maha Vir Chakra, 5 Kirti Chakra, 67 Vir Chakra e 1596 altri premi di galanteria. Il miglior generale della storia dell’Indian Air Force è un Sikh del Panjab, il maresciallo dell'Aeronautica Militare Arjan Singh.
Il regno Sikh del Maharaja Ranjit Singh
Ranjit Singh è la figura più importante nella storia Sikh, e dopo Guru Gobind Singh, il guerriero più venerato dei Sikh. Nacque il 13 novembre 1780 e suo padre fu ucciso in battaglia quando egli aveva solo dieci anni. I territori da lui acquisiti per successione e matrimonio furono somministrati in suo nome dalla suocera, Sada Kaur, una donna molto abile ed astuta. All’et{ di diciassette anni, Ranjit Singh, assunse la gestione del suo patrimonio nelle proprie mani. Ranjit Singh era un uomo ambizioso, con una chiara visione di quello che cercava e l'audacia per afferrare ogni opportunità che gli si presentava. Lasciò la sua città natale, Guranwala, nel luglio del 1799, per occupare Lahore e farla divenire la sua capitale. Egli assunse la direzione del Khalsa e fissò il sigillo sulla sua nuova autorità occupando Amritsar nel 1802. Fu lui che ricostruì il Tempio D’oro in marmo e coprì la sua cupola con uno strato d'oro. A poco a poco Ranjit Singh estese il suo dominio fino a che tutta la regione tra l'Indo e il Satluj passò sotto il suo dominio. Voleva andare oltre al Satluj anche allo Jamuna per portare il restante stato Sikh sotto il suo controllo, ma fu messo sotto scacco da parte degli inglesi. Conoscendo i propri limiti, egli abbandonò i suoi progetti per espandere verso oriente e firmò un trattato di amicizia con gli inglesi nel 1809. Ranjit Singh diede la priorità alla modernizzazione del suo esercito. Egli raccolse i migliori combattenti disponibili senza considerare religione e casta. Il suo nuovo esercito aveva Gurkha, Bihari, Oriya, musulmani del Panjab, pathan e Sikh. Mise in piedi fonderie di ferro a Lahore per fare cannoni e palle di cannone e formò un corpo di artiglieri musulmani per gestirli. Assunse quasi un centinaio di stranieri tra cui francesi, italiani, tedeschi, irlandesi e greci, da inserire tra le sue truppe. Tuttavia, non aveva molta fiducia nella lealtà degli stranieri. E questo si confermò nelle guerre anglo-sikh che si scatenarono, appena un anno dopo la sua morte, nessuno dei militari stranieri al servizio della corte Sikh combatté dalla parte dei Sikh, al contrario molti offrirono i loro servizi agli inglesi. I liberali che guidarono i suoi eserciti nelle campagne erano tutti panjabi: Chand Mohkam, Chand Diwan, Fateh Singh Ahluwalia, Hari Singh Nalwa, Akali Phoola SIngh e il colonnello Sharikh Baswan. Insieme a questi uomini, Ranjit Singh aveva altri che lo consigliavano in materia di stato. Fakir Azizuddin e i suoi due fratelli divennero i suoi principali consiglieri negli affari diplomatici; Raja, Re, Dina Nath prese in male questioni amministrative. Ranjit Singh non dovette aspettare molto per l'opportunità di mettere il suo esercito riorganizzato in campi di battaglia.
Shah Shuja, il sovrano dell'Afghanistan, fu espulso da Kabul dai suoi cugini e venne da Ranjit Singh per chiedere aiuto. Prima che Ranjit potesse venire in suo aiuto, Shuja fu catturato e inviato nel Kashmir. Gli eserciti di Ranjit Singh salvarono Shuja e sconfissero i suoi nemici ad Attock. Shuja cedette il diamante Koh-i-noor a Ranjit Singh, in cambio del proprio salvataggio. Nel 1818 Ranjit Singh occupò Multan e dei distretti vicini. L'anno seguente annesse l'intero Kashmir al suo regno. L’ambizione di Ranjit Singh di occupare Sind fu bloccata dagli inglesi che presero gli emiri sotto la loro protezione. L'unica direzione in cui Ranjit Singh poteva espandersi era il nord, contro i Pathan e gli Afghani. Allo stesso tempo pensò seriamente all'invasione dell’Afgahanisthan. Questa cosa non piacque per niente agli inglesi e com’era successo prima, essi erano un passo avanti dal sovrano Sikh. Entrarono in trattative con Shuja Shah e convinsero Ranjit Singh a ridare il trono a Shuja Shah. Ranjit Singh si arrese e nel luglio del 1838 mise la propria firma su un trattato che definiva i limiti di frontiera di una che era stata lasciata indefinita. Un anno dopo, il 20 giugno 1839 egli morì.
Ranjit Singh è uno degli eroi più popolari della storia dei Sikh. Da piccolo fu colpito dal vaiolo, che lo privò di un occhio. Era considerato da tutti piccolo, scuro e brutto. Non ebbe mai un’istruzione della disciplina del potere da parte di suo padre, che non lo tenne mai in considerazione, vino, donne e cavalli furono gli unici suoi pensieri. Ranjit però riuscì a far emergere quello che c’era in lui, lo spirito di dare alla sua gente, panjabi, un regno a parte. Estese la base del suo stato dando posizioni di potere e ponendo fiducia sia in musulmani e indù senza alcuna distinzione. Riuscì a mettere in piedi il più potente esercito dell'India e, per la prima volta in duemila anni di storia, girò l’onda invasiva e mise in ginocchio gli invasori, come i pathan e gli afghani. Questi successi lo fecero diventare l’eroe di tutti gli indiani. Egli considerò tutto il suo popolo come suoi cari. Nel fasto e nello splendore sgargiante della sua corte, egli viveva una vita di assoluta semplicità e compassione. Fu un uomo molto colto e comprensivo. Anche nei discorsi che faceva, era sempre cortese e umile e rispettava molto tutte le fedi.
Era un sovrano severo ma gentile. Nonostante le sue molte conquiste, egli non permise mai la distruzione di luoghi storici, e di preghiera.
Molte volte Ranjit Singh comandava il suo esercito in battaglie e rischiava la sua vita come un soldato comune. Era risoluto nella ricerca della creazione di un potente regno Sikh. Usò ogni arma del suo arsenale, astuzia, diplomazia, bullismo, umiltà per raggiungere questo scopo.
Un aneddoto ben noto dà un indizio per capire il suo carattere e la ragione del suo successo. Si dice che la sua cortigiana musulmana preferita Bibi Mohran, riferendosi alla sua deformità del suo occhio chiese: “dove era lei quando Dio stava distribuendo un buon aspetto fisico?” Il monarca rispose dicendo "sicuramente ero impegnato nella ricerca del potere.”