IL TURBANTE
QUALI SONO I SUOI SIGNIFICATI?
Il turbante, comunemente chiamato “dastar” in Punjabi, è una parola che deriva dal persiano “dast-e-yaar”: “avere la mano di Dio sulla testa”.
Indossare il turbante ci permette di essere immediatamente riconosciuti come seguaci del Sikhismo, è la peculiarità che ci unisce come fedeli e che ci distingue dai devoti delle altre religioni.
Il turbante è un dono dei nostri Guru ed è l’emblema della fede e dell’identità Sikh.
Il turbante non è una delle Cinque K (Kesh, capelli; Kangha, pettine; Kara, bracciale; Kirpan, pugnale Sacro; Kachera, sottoveste intima) che un Sikh battezzato deve sempre portare con sé, ma è comunque una parte fondamentale dell’aspetto esteriore di un Sikh.
I Guru hanno dato questo dono a tutti i loro seguaci, così come gli uomini anche le donne indossano il turbante.
Avere il turbante però non significa automaticamente essere un buon Sikh. Esso simboleggia onore per Dio e per sé e senza queste qualità la forma esteriore non significa nulla. Un’uniforme regale dev’essere accompagnata da azioni regali.
PERCHÉ È SACRO?
Per noi Sikh il turbante è molto più di un copricapo qualsiasi, è il simbolo della connessione con Dio, ci distingue dagli altri come suoi devoti, è una dichiarazione di appartenenza al Guru e indossarlo ci permette di vivere in conformità con i suoi insegnamenti.
Il turbante ci rappresenta e lo indossiamo con orgoglio e fierezza, è parte del nostro corpo e simboleggia l’indipendenza e la libertà di professare il nostro credo.
LE SUE FORME E I SUOI COLORI
Non si attribuisce particolare significato al colore o alla forma del turbante poiché essi sono personali e variano in base ai gusti delle persone e agli eventi nei quali vengono indossati.
Durante le cerimonie religiose per esempio prevale l’arancione in quanto colore simbolo del coraggio di fronte alla morte: se si nota infatti, nelle rappresentazioni dei numerosi martiri Sikh, i loro turbanti sono spesso arancioni. Il bianco si addice a una persona donatrice e altruista, pacifica e armoniosa. Il blu rappresenta la grandezza dell’animo delle persone. Nelle manifestazioni di protesta invece, il turbante sarà nero. Nella vita quotidiana la scelta del colore si abbina ai vestiti e perché no, all’umore di chi lo indossa.
CERIMONIA DEL TURBANTE
Quando un bambino raggiunge una certa età si tiene una cerimonia formale nella quale il fratello di sua madre gli lega il turbante. Da quel momento farà parte della sua vita di tutti i giorni: dalle occasioni più speciali ai momenti più semplici il turbante sarà un elemento imprescindibile del suo essere Sikh.
INDOSSARE IL TURBANTE OGGI
In gran parte del mondo possiamo indossare il turbante senza grossi problemi, in alcuni paesi europei invece ci sono ancora delle limitazioni e anche problematiche legate alle possibilità lavorative. Siamo ottimisti nel credere che qualsiasi incomprensione possa risolversi e fiduciosi di poter presto “vestire la nostra identità” liberamente.
UN PO’ DI STORIA
La religione Sikh venne fondata nel 15° secolo da Guru Nanak Dev Ji. In quei tempi l’India era attraversata da conflitti religiosi, hindu contro musulmani, e conflitti sociali, caste contro caste. Il Guru espresse il suo credo in un unico Dio e nell’uguaglianza tra le persone. Il popolo era oppresso e legato alle superstizioni e in quel tipo di ambiente Guru Nanak Dev Ji portò un messaggio importante.
Diceva: “Negli occhi di Dio non ci sono né hindu né musulmani, a Egli non interessa la nostra religione ma bensì il nostro modo di vivere”.
Tutti i Guru Sikh hanno indossato il turbante ma esso divenne parte fondamentale dell’aspetto caratteristico di un Sikh solo duecento anni dopo Guru Nanak Devi Ji, ovvero sotto la guida del decimo Maestro, Guru Gobind Singh Ji, il quale lo introdusse ai Sikh non solo come simbolo religioso ma anche come scelta di vita. Nel 17° secolo il padre di Guru Gobind Singh Ji, il nono Maestro Guru Teg Bahadur Ji fu giustiziato dall’Imperatore Moghul. Il suo crimine fu quello di aver difeso il diritto di professare liberamente qualsiasi credo e fermare la conversione forzata all’Islam da parte dell’Imperatore. A quell’epoca i Sikh non avevano simboli distintivi e così Guru Gobind Singh Ji stabilì un’uniforme grazie alla quale era possibile riconoscere un Sikh e i suoi principi. Il Maestro ordinò ai discepoli di non tagliare mai i capelli e proteggerli indossando il turbante. Era un simbolo che sottolineava quale fosse la loro fede, creava uguaglianza tra i Sikh e allo stesso tempo li distingueva. In quel periodo nessun non-musulmano aveva il diritto o permesso di indossare un turbante, e portarlo con fierezza rappresentava, oltre che un gesto coraggioso, una sfida all’Impero Moghul: “Questo è ciò che siamo e saremo”.
Nel 1914 gli inglesi persero un gran numero di soldati sul fronte di guerra. L’unico battaglione che riuscì a dar manforte fu quello anglo-indiano. Anche se i Sikh sono il 2% della popolazione indiana, formano il 10% del suo esercito. Il turbante era così importante per loro che per continuare a indossarlo erano pronti a mettere in pericolo la loro vita. I Sikh rifiutarono di indossare l’elmo protettivo dicendo: “Non possiamo toglierci il turbante per proteggerci il capo, per quanto ci riguarda il turbante fornisce la giusta protezione per noi”.
Il tenente Generale Sir Reginald Savory K.G.T., C.B., D.S.O., M.C. afferma in una lettera a Mrs. G. Scott, Sezione Scientifica, Biblioteca della Camera dei Comuni:
“Ho visto Sikh raccogliere proiettili dal turbante durante e dopo la battaglia. Sembra quasi che il turbante, appropriatamente legato, assorba l'urto di un proiettile forse meglio di un elmo protettivo”.
Vent’anni dopo scoppiò la seconda guerra mondiale e i Sikh si resero nuovamente disponibili per combattere. Nelle due guerre mondiali 83'005 soldati Sikh persero la vita e 109'045 rimasero feriti. Nessuno si tolse il turbante per indossare l’elmo protettivo.
Il primo ministro inglese Sir Winston Churchill elogiò questo gesto e lo ricordò in un discorso che fece al parlamento inglese dicendo:
“Oggi siamo in grado di vivere con onore, dignità e indipendenza. Nella guerra hanno combattuto e sono caduti per noi e indossavano il turbante. Nella pericolosa situazione durante la guerra non li abbiamo obbligati a togliere i turbanti per indossare gli elmetti perché avevamo bisogno del loro aiuto e oggigiorno che viviamo in tranquillità e pace è assurdo obbligarli a togliere il turbante per andare in motorino. Non li abbiamo forzati allora e perché farlo ora? Dovremmo piuttosto rispettare le loro tradizioni religiose e concedere loro il permesso”.
Il nostro intento è trasmettere il significato e il valore del turbante, emblema della nostra fede. Con questo opuscolo speriamo di raggiungere l’obiettivo e di spiegare una parte fondamentale di noi.
La volontà alla base di ogni nostro lavoro è proprio quella di rendere consapevole “l’altro” di tutto ciò che ci rende Sikh, affinché chiunque sia in grado di vedere tra le pieghe di un turbante, non qualcosa di diverso, ma un simbolo, una cultura, un’identità, un amico.
Nessuno nasce senza vizi e difetti, non è l’intenzione ma la nostra ignoranza che può aver portato a omissioni o errori.
EL TURBANTE
¿CUALES SON SUS SIGNIFICADOS?
El turbante, llamado “dastar” en punyabí, es una palabra que deriva del persa “dast-e-yaar”: “tener la mano de Dios sobre la cabeza”.
Llevar turbante nos permite ser reconocidos inmediatamente como seguidores del sijismo; es la peculiaridad que nos une como fieles y que nos distingue de los devotos de la otras religiones.
El turbante es un don de nuestros Gurús y es el emblema de la fe y de la identidad sij.
No es una de las Cinco K [Kesh, cabello; Kangha, peine; Kara, brazalete; Kirpan, puñal sagrado; Kachera, ropa interior] que un sij bautizado tiene que llevar siempre, pero igualmente es una parte fundamental del aspecto exterior de un sij.
Los Gurús les dieron este don a todos sus seguidores; tanto los hombres como las mujeres lo llevan puesto.
Pero llevar turbante no significa automáticamente ser un buen sij. Es símbolo de que honramos a Dios y signo de respeto por si mismos, y sin estas cualidades la forma exterior no tiene valor. El uniforme del rey tiene que ser acompañado por acciones dignas de un rey.
¿POR QUÉ ES SAGRADO?
Para nosotros sijes el turbante es mucho más que un gorro cualquiera; es el símbolo de nuestra conexión con Dios, nos distingue de los otros, nos caracteriza como devotos, es una declaración de pertenencia al Gurú y llevarlo puesto nos permite vivir según sus enseñanzas.
El turbante nos representa y lo llevamos con orgullo, es parte de nuestro cuerpo y símbolo de independencia y de la libertad de profesar nuestra fe.
FORMAS Y COLORES
Generalmente el color y la forma del turbante no tienen un significado particular; son personales y varían según los gustos de cada uno y de las ocasiones en las que uno lo usa.
Durante las ceremonias religiosas, por ejemplo, el color naranja es el que prevalece porque es símbolo de coraje frente a la muerte: de hecho, en las representaciones de mártires sijes, muchas veces los turbantes son de este color.
El blanco es el color de la persona generosa y altruista, pacífica y armoniosa.
El azul representa la grandeza de alma de las personas.
En las manifestaciones de protesta, en cambio, los turbantes son negros.
En la vida cotidiana la elección del color depende de la ropa y, ¿por qué no?, del humor de quien lo lleva.
LA CEREMONIA DEL TURBANTE
Cuando un niño llega a una cierta edad, se festeja una ceremonia formal durante la cual el hermano de la madre le ata por la primera vez el turbante. Desde ese momento será parte de su vida de todos los días: desde las ocasiones más especiales a los momentos más simples, el turbante será un elemento imprescindible de su “ser sij”.
LLEVAR TURBANTE HOY
En gran parte del mundo podemos llevar turbante sin grandes problemas. Sin embargo, en algunos países europeos todavía hay limitaciones y surgen inconvenientes en el ámbito laboral. Somos optimistas y esperamos que estas incomprensiones pronto se resolverán y nosotros podremos “vestir nuestra identidad” libremente.
UN POCO DE HISTORIA
La religión sij fue fundada en el siglo XV por Gurú Nanak Dev Ji. En aquellos tiempos, la India estaba dividida por conflictos religiosos, hinduistas contra musulmanes, y conflictos sociales, castas contra castas. El pueblo estaba oprimido e influenciado por supersticiones 8
y fue a ese ambiente que Gurú Nanak Dev Ji llevó un mensaje importante.
Decía: “En los ojos de Dios no hay ni hinduistas ni musulmanes; a Él no le interesan nuestra religiones, mas nuestra manera de vivir.”
Todos los Gurús sijes llevaban turbante, pero su importancia fundamental en el aspecto de los sijes surgió solo doscientos años después de Gurú Nanak Dev Ji, o sea bajo la guía del décimo Maestro, Gurú Gobind Singh Ji, que lo introdujo no solo como símbolo religioso sino también como elección de vida.
En el siglo XVII, el padre de Gurú Gobind Singh Ji, el noveno Maestro Guru Teg Bahadur Ji, fue justiciado por el Emperador Mogol. Su crimen era haber defendido el derecho de profesar libremente cualquier fe y parar la conversión al Islam impuesta con la fuerza por el Emperador. En esa época los sijes no tenían símbolos distintivos y por eso Gurú Gobind Singh Ji estableció un uniforme gracias al cual era posible reconocer a un sij y a sus principios. El Maestro les ordenó a sus discípulos que no se cortaran nunca el cabello y que lo protegieran llevando un turbante. Era un símbolo que remarcaba cuál era la fe de quien lo usaba, que creaba igualdad entre los sijes y que al mismo tiempo los distinguía de los demás. En esa época ningún no-musulmán tenía derecho o permiso para llevar puesto un turbante, y usarlo con orgullo era tanto un gesto valiente como un desafío al Imperio Mogol: “Esto es lo que somos y lo que seremos.”
En el 1914 los ingleses perdieron un gran número de soldados en batalla. El único batallón que logro resistir fue el anglo-indio. Aunque los sijes sean solo el 2% de la población india, forman el 10% del ejército. El turbante era tan importante para ellos que para seguir usándolo estaban dispuestos a poner en peligro sus propias vidas. Los sijes se negaron a llevar el casco diciendo: ”No podemos sacarnos el turbante para protegernos la cabeza; a nosotros el turbante nos da la protección necesaria.”
El teniente General Sir Reginald Savory K.G.T., C.B., D.S.O., M.C. en una carta para Mrs. G. Scott., Sección Científica, Biblioteca de la Cámara de los Comunes, afirma: “He visto a Sijes recoger proyectiles de sus turbantes durante y después de la batalla. Es 9
como si, atado en la manera correcta, absorbiese el impacto de un proyectil, quizás mejor que un casco.”
Veinte años más tarde empezó la Segunda Guerra Mundial y los sijes se mostraron nuevamente disponibles para combatir. En las dos guerras mundiales 83.005 soldados sijes perdieron la vida y 109.045 quedaron heridos. Ninguno de ellos se sacó el turbante para poder usar un casco.
El primer ministro inglés Sir Winston Churchill elogió este gesto y lo recordó en un discurso pronunciado en el parlamento inglés:
“Hoy podemos vivir con honor, dignidad e independencia. En la guerra los sijes combatieron y cayeron por nosotros y llevaban turbante. No los obligamos a sacárselo para usar cascos en las situaciones más peligrosas de la guerra, porque necesitábamos su ayuda. Hoy que vivimos en paz y tranquilidad es absurdo obligarlos a sacárselo para manejar una moto. No los obligamos en aquel entonces, ¿por qué lo tendríamos que hacer ahora? En cambio, tendríamos que respetar sus tradiciones religiosas y darles el permiso de seguir usándolo.”
Nuestro objetivo es transmitir el significado y el valor del turbante, emblema de nuestra fe. Con este folleto esperamos lograrlo y explicar una parte fundamental de nuestra identidad.
Lo que mueve nuestros proyectos es exactamente darle conciencia “al otro” de lo que nos hace sijes, para que todos entre los pliegues de un turbante puedan ver no algo “diferente”, sino un símbolo, una cultura, una identidad, un amigo.
Queremos agradecer profundamente a nuestros amigos que colaboraron con nosotros para la traducción de los textos en distintos idiomas.
Nadie nace sin vicios ni defectos; no fue intención, si no nuestra ignorancia, lo que puede haber llevado a errores u omisiones.
El turbante, llamado “dastar” en punyabí, es una palabra que deriva del persa “dast-e-yaar”: “tener la mano de Dios sobre la cabeza”.
Llevar turbante nos permite ser reconocidos inmediatamente como seguidores del sijismo; es la peculiaridad que nos une como fieles y que nos distingue de los devotos de la otras religiones.
El turbante es un don de nuestros Gurús y es el emblema de la fe y de la identidad sij.
No es una de las Cinco K [Kesh, cabello; Kangha, peine; Kara, brazalete; Kirpan, puñal sagrado; Kachera, ropa interior] que un sij bautizado tiene que llevar siempre, pero igualmente es una parte fundamental del aspecto exterior de un sij.
Los Gurús les dieron este don a todos sus seguidores; tanto los hombres como las mujeres lo llevan puesto.
Pero llevar turbante no significa automáticamente ser un buen sij. Es símbolo de que honramos a Dios y signo de respeto por si mismos, y sin estas cualidades la forma exterior no tiene valor. El uniforme del rey tiene que ser acompañado por acciones dignas de un rey.
¿POR QUÉ ES SAGRADO?
Para nosotros sijes el turbante es mucho más que un gorro cualquiera; es el símbolo de nuestra conexión con Dios, nos distingue de los otros, nos caracteriza como devotos, es una declaración de pertenencia al Gurú y llevarlo puesto nos permite vivir según sus enseñanzas.
El turbante nos representa y lo llevamos con orgullo, es parte de nuestro cuerpo y símbolo de independencia y de la libertad de profesar nuestra fe.
FORMAS Y COLORES
Generalmente el color y la forma del turbante no tienen un significado particular; son personales y varían según los gustos de cada uno y de las ocasiones en las que uno lo usa.
Durante las ceremonias religiosas, por ejemplo, el color naranja es el que prevalece porque es símbolo de coraje frente a la muerte: de hecho, en las representaciones de mártires sijes, muchas veces los turbantes son de este color.
El blanco es el color de la persona generosa y altruista, pacífica y armoniosa.
El azul representa la grandeza de alma de las personas.
En las manifestaciones de protesta, en cambio, los turbantes son negros.
En la vida cotidiana la elección del color depende de la ropa y, ¿por qué no?, del humor de quien lo lleva.
LA CEREMONIA DEL TURBANTE
Cuando un niño llega a una cierta edad, se festeja una ceremonia formal durante la cual el hermano de la madre le ata por la primera vez el turbante. Desde ese momento será parte de su vida de todos los días: desde las ocasiones más especiales a los momentos más simples, el turbante será un elemento imprescindible de su “ser sij”.
LLEVAR TURBANTE HOY
En gran parte del mundo podemos llevar turbante sin grandes problemas. Sin embargo, en algunos países europeos todavía hay limitaciones y surgen inconvenientes en el ámbito laboral. Somos optimistas y esperamos que estas incomprensiones pronto se resolverán y nosotros podremos “vestir nuestra identidad” libremente.
UN POCO DE HISTORIA
La religión sij fue fundada en el siglo XV por Gurú Nanak Dev Ji. En aquellos tiempos, la India estaba dividida por conflictos religiosos, hinduistas contra musulmanes, y conflictos sociales, castas contra castas. El pueblo estaba oprimido e influenciado por supersticiones 8
y fue a ese ambiente que Gurú Nanak Dev Ji llevó un mensaje importante.
Decía: “En los ojos de Dios no hay ni hinduistas ni musulmanes; a Él no le interesan nuestra religiones, mas nuestra manera de vivir.”
Todos los Gurús sijes llevaban turbante, pero su importancia fundamental en el aspecto de los sijes surgió solo doscientos años después de Gurú Nanak Dev Ji, o sea bajo la guía del décimo Maestro, Gurú Gobind Singh Ji, que lo introdujo no solo como símbolo religioso sino también como elección de vida.
En el siglo XVII, el padre de Gurú Gobind Singh Ji, el noveno Maestro Guru Teg Bahadur Ji, fue justiciado por el Emperador Mogol. Su crimen era haber defendido el derecho de profesar libremente cualquier fe y parar la conversión al Islam impuesta con la fuerza por el Emperador. En esa época los sijes no tenían símbolos distintivos y por eso Gurú Gobind Singh Ji estableció un uniforme gracias al cual era posible reconocer a un sij y a sus principios. El Maestro les ordenó a sus discípulos que no se cortaran nunca el cabello y que lo protegieran llevando un turbante. Era un símbolo que remarcaba cuál era la fe de quien lo usaba, que creaba igualdad entre los sijes y que al mismo tiempo los distinguía de los demás. En esa época ningún no-musulmán tenía derecho o permiso para llevar puesto un turbante, y usarlo con orgullo era tanto un gesto valiente como un desafío al Imperio Mogol: “Esto es lo que somos y lo que seremos.”
En el 1914 los ingleses perdieron un gran número de soldados en batalla. El único batallón que logro resistir fue el anglo-indio. Aunque los sijes sean solo el 2% de la población india, forman el 10% del ejército. El turbante era tan importante para ellos que para seguir usándolo estaban dispuestos a poner en peligro sus propias vidas. Los sijes se negaron a llevar el casco diciendo: ”No podemos sacarnos el turbante para protegernos la cabeza; a nosotros el turbante nos da la protección necesaria.”
El teniente General Sir Reginald Savory K.G.T., C.B., D.S.O., M.C. en una carta para Mrs. G. Scott., Sección Científica, Biblioteca de la Cámara de los Comunes, afirma: “He visto a Sijes recoger proyectiles de sus turbantes durante y después de la batalla. Es 9
como si, atado en la manera correcta, absorbiese el impacto de un proyectil, quizás mejor que un casco.”
Veinte años más tarde empezó la Segunda Guerra Mundial y los sijes se mostraron nuevamente disponibles para combatir. En las dos guerras mundiales 83.005 soldados sijes perdieron la vida y 109.045 quedaron heridos. Ninguno de ellos se sacó el turbante para poder usar un casco.
El primer ministro inglés Sir Winston Churchill elogió este gesto y lo recordó en un discurso pronunciado en el parlamento inglés:
“Hoy podemos vivir con honor, dignidad e independencia. En la guerra los sijes combatieron y cayeron por nosotros y llevaban turbante. No los obligamos a sacárselo para usar cascos en las situaciones más peligrosas de la guerra, porque necesitábamos su ayuda. Hoy que vivimos en paz y tranquilidad es absurdo obligarlos a sacárselo para manejar una moto. No los obligamos en aquel entonces, ¿por qué lo tendríamos que hacer ahora? En cambio, tendríamos que respetar sus tradiciones religiosas y darles el permiso de seguir usándolo.”
Nuestro objetivo es transmitir el significado y el valor del turbante, emblema de nuestra fe. Con este folleto esperamos lograrlo y explicar una parte fundamental de nuestra identidad.
Lo que mueve nuestros proyectos es exactamente darle conciencia “al otro” de lo que nos hace sijes, para que todos entre los pliegues de un turbante puedan ver no algo “diferente”, sino un símbolo, una cultura, una identidad, un amigo.
Queremos agradecer profundamente a nuestros amigos que colaboraron con nosotros para la traducción de los textos en distintos idiomas.
Nadie nace sin vicios ni defectos; no fue intención, si no nuestra ignorancia, lo que puede haber llevado a errores u omisiones.
DER TURBAN
WAS SIND SEINE BEDEUTUNGEN?
Der Begriff Turban, dastar in der Punjabi Sprache, kommt aus dem Persisch dast-e-yaar, und bedeutet "Gottes Hände über dem kopf haben". Den Turban tragen, ermöglicht sofort die Anhänger des Sikhismus zu erkennen, dies unterscheidet sie von den Gläubigen anderer Religionen.
Der Turban ist nicht ein von die fünf K (Kesh, Haar; Kangha, Kamm; Kara, Armband; Kirpan, Heiliger Dolch; Kachera, Unterkleid) dass ein getaufter Sikh immer tragen muss, aber ist ein wesentlich äusseres Erscheinungsbild vom Sikh. Die Gurus machten dieses Geschenk an ihre Anhänger, Männern und Frauen.
Der Turban, jedoch, nicht unbedingt bestimmt ein guter Sikh. Er symbolisiert die Ehre zu Gott und sich selbst, aber ohne diese Qualitäten ist der Turban Zwecklos, weil ein königliche Uniform von einer königlichen Tat begleitet sein muss.
WARUM IST ER HEILIG?
Für ein sikh ist der Turban heilig, nicht ein gewöhnlichen Hut. Die Gurus haben ihre Anhänger ausgebildet den Turban zu tragen und haben ihr Leben geopfert um diese Ehre zu schützen. Der Turban erinnert uns ständig an unsere Verbindung mit Gott, er stellt uns als seine Anhänger dar und offeriert uns eine Lebensweise, aus Dankbarkeit, diese Anerkennung.
SEINE FORMEN UND SEINE FARBEN
Seine Formen und Farben sind nicht besonders wichtig, sie variieren nach dem Geschmack der einzelnen Anhänger und Zeremonien an denen sie teil nehmen. Zum Beispiel bei Religiosen Veranstaltungen überwiegt orange, diese Farbe ist die Darstellung der Mut vor dem Tod: ein Sikh ist bereit sein Leben zu opfern in Namen das Glaubens: und tatsächlich gibt es zahlreiche Märtyrer die dafür gefallen sind. Weiß symbolisiert Großzügigkeit, friedlich und harmonisch . Blau Geistesgröße der Person, Schwarz wird getragen im Kampf gegen die Ungerechtigkeit, und verwendet bei Protestdemonstrationen. Das sind die wichtigsten Farbtone, aber man kann alle töne tragen, es gibt keine Einschränkungen.
ZEREMONIE DES TURBANS
Wenn ein Kind das vorgeschriebene Alter erreicht gibt es eine formelle Zeremonie in der Onkel Mutterseite zum ersten Mal ihm den Turban umwickelt. Er Stellt uns dar und wir Tragen ihn mit Stolz. Ab diesem Moment nimmt Er teil an seinen täglichen Leben. Der Turban wird ein reinliches Element seines Lebens als Sikh werden.
DEN TURBAN TRAGEN HEUTE
Obwohl in einigen europaeichen Ländern einige Problematiken in seinen Zusammentrag vorliegen, vor allem bei der Arbeit, Kann der Turban in den meisten Länder ohne besondere Probleme getragen werden.
Wir sind jedoch optimistisch in der Auflösung jeglicher Missverständnisse so dass jeder von uns täglich diese unsere Identitätskomponente tragen kann.
EIN BISSCHEN GESCHICHTE
Der Sikhismus wurde im 15. Jahrhundert von Guru Nanak Dev Ji gegründet. Zu jener Zeit gab es in Indien sowohl religiöse Konflikte (Hindus gegen Muslime) als auch soziale (Kasten gegen Kasten). Der Guru behauptete, er glaubte an einen einzigen Gott und an die Gleichheit unter den Leuten. Das Volk war unterdrückt und noch an Superstitionen gebunden, und gerade in jenem Milieu verbreitete Guru Nanak Dev Ji eine wichtige Nachricht. Er sagte: „In Gottes Augen gibt es weder Hindus noch Muslims, Ihn interessiert nicht unsere Religion, sondern unsere Lebensweise“.
Alle Sikh Gurus haben den Turban getragen; dieser aber wurde zu einem wesentlichen Teil des typischen Aussehens eines Sikhs erst zweihundert Jahre nach Guru Nanak Devi Ji, d.h. unter der Leitung des zehnten Meisters, des Gurus Gobind Singh Ji, der den Turban 12
nicht nur als religiöses Sinnbild, sondern auch als Lebenswahl einführte. Im 17. Jahrhundert wurde Guru Gobind Singh Jis Vater, der neunte Meister Guru Teg Bahadur Ji, vom Kaiser Moghul hingerichtet lassen, weil er das Recht verteidigt hatte, sich zu irgendwelchem Glauben frei zu bekennen, und die Zwangsbekehrung zum Islam seitens des Kaisers aufgehalten hatte. Zu jener Zeit hatten Sikhs noch keine Unterscheidungsmerkmale, deshalb führte Guru Gobind Singh eine Uniform ein, dank der es möglich wurde, einen Sikh und seine Grundsätze zu unterscheiden. Der Meister befahl seinen Jüngern, ihr Haar nie schneiden zu lassen und es mit dem Turban zu schützen; das war das Sinnbild ihres Glaubens, das Gleichheit zwischen den Sikhs schaffte und sie gleichzeitig unterschied. In jener Periode durfte kein nicht-Muslim einen Turban tragen, und ihn stolz zu tragen bedeutete zwar mutig zu sein, aber es stellte auch eine Herausforderung an das Moghul Kaiserreich dar: „Das ist was wir sind und was wir sein werden“. 1914 verloren die Engländer viele Soldaten an der Kriegsfront. Das einzige Bataillon, das sie tatkräftig unterstützte, war das englisch-indische. Auch wenn Sikhs nur 2% der indischen Bevölkerung sind, bilden sie 10% ihres Heers. Der Turban war ihnen so wichtig, dass sie bereit waren, ihr Leben in Gefahr zu setzen, um ihn weiter tragen zu können. Die Sikhs verweigerten sich, den Schutzhelm zu tragen und sagten: „Wir können nicht den Turban abnehmen, um unseren Kopf zu schützen, was uns angeht, versorgt uns der Turban mit dem richtigen Schutz“.
Der Generalleutnant Sir Reginald Savory K.G.T., C.B., D.S.O., M.C. schreibt in einem Brief an Mrs. G. Scott., Wissenschaftliche Abteilung, Bibliothek des Unterhauses: „Ich habe Sikhs gesehen, die Kugeln aus ihrem Turban während und nach dem Kampf herausgezogen haben. Es scheint, als ob der Turban, wenn passend gebunden, den Aufschlag einer Kugel löschen könnte, vielleicht besser als ein Schutzhelm“.
Zwanzig Jahre später brach der Zweite Weltkrieg aus, und die Sikhs waren wieder bereit zu kämpfen. In den zwei Weltkriegen kamen 83.005 Sikh Soldaten ums Leben und 109.045 wurden verletzt. Keiner von ihnen nahm den Turban ab, um den Schutzhelm zu tragen.
Der englische Premierminister Sir Winston Churchill lobte diese Tat und brachte sie in einer Rede in Erinnerung, die er dem englischen Parlament hielt. Er sagte: „Heute können wir mit Ehre, Würde und Selbständigkeit leben. Im Krieg haben sie für uns gekämpft und sind für uns gefallen, und sie trugen den Turban. In der gefährlichen Kriegslage haben wir sie nicht gezwungen, ihren Turban zugunsten des Schutzhelms abzunehmen, weil wir ihre Hilfe brauchten, und heute, dass wir in Ruhe und Frieden leben, ist es absurd, sie den Turban abnehmen zu lassen, um Moped zu fahren. Wir haben sie damals nicht gezwungen, und warum sollten wir jetzt? Eher sollten wir ihre religiöse Bräuche respektieren und ihnen die Erlaubnis erteilen“.
Unsere Absicht ist, die Bedeutung und die Wichtigkeit des Turbans, des Symbols unseres Glaubens, mitzuteilen. Wir hoffen, unseres Ziel durch diese Broschüre erreicht und einen wesentlichen Teil von uns erklärt zu haben. Durch jedes unseren Werke möchten wir den „anderen“ über alles, was uns Sikhs macht, bewusst machen, so dass jeder unter den Falten eines Turbans nicht etwas Verschiedenes, sondern ein Symbol, eine Kultur, eine Identität, einen Freund sehen kann.
Der Begriff Turban, dastar in der Punjabi Sprache, kommt aus dem Persisch dast-e-yaar, und bedeutet "Gottes Hände über dem kopf haben". Den Turban tragen, ermöglicht sofort die Anhänger des Sikhismus zu erkennen, dies unterscheidet sie von den Gläubigen anderer Religionen.
Der Turban ist nicht ein von die fünf K (Kesh, Haar; Kangha, Kamm; Kara, Armband; Kirpan, Heiliger Dolch; Kachera, Unterkleid) dass ein getaufter Sikh immer tragen muss, aber ist ein wesentlich äusseres Erscheinungsbild vom Sikh. Die Gurus machten dieses Geschenk an ihre Anhänger, Männern und Frauen.
Der Turban, jedoch, nicht unbedingt bestimmt ein guter Sikh. Er symbolisiert die Ehre zu Gott und sich selbst, aber ohne diese Qualitäten ist der Turban Zwecklos, weil ein königliche Uniform von einer königlichen Tat begleitet sein muss.
WARUM IST ER HEILIG?
Für ein sikh ist der Turban heilig, nicht ein gewöhnlichen Hut. Die Gurus haben ihre Anhänger ausgebildet den Turban zu tragen und haben ihr Leben geopfert um diese Ehre zu schützen. Der Turban erinnert uns ständig an unsere Verbindung mit Gott, er stellt uns als seine Anhänger dar und offeriert uns eine Lebensweise, aus Dankbarkeit, diese Anerkennung.
SEINE FORMEN UND SEINE FARBEN
Seine Formen und Farben sind nicht besonders wichtig, sie variieren nach dem Geschmack der einzelnen Anhänger und Zeremonien an denen sie teil nehmen. Zum Beispiel bei Religiosen Veranstaltungen überwiegt orange, diese Farbe ist die Darstellung der Mut vor dem Tod: ein Sikh ist bereit sein Leben zu opfern in Namen das Glaubens: und tatsächlich gibt es zahlreiche Märtyrer die dafür gefallen sind. Weiß symbolisiert Großzügigkeit, friedlich und harmonisch . Blau Geistesgröße der Person, Schwarz wird getragen im Kampf gegen die Ungerechtigkeit, und verwendet bei Protestdemonstrationen. Das sind die wichtigsten Farbtone, aber man kann alle töne tragen, es gibt keine Einschränkungen.
ZEREMONIE DES TURBANS
Wenn ein Kind das vorgeschriebene Alter erreicht gibt es eine formelle Zeremonie in der Onkel Mutterseite zum ersten Mal ihm den Turban umwickelt. Er Stellt uns dar und wir Tragen ihn mit Stolz. Ab diesem Moment nimmt Er teil an seinen täglichen Leben. Der Turban wird ein reinliches Element seines Lebens als Sikh werden.
DEN TURBAN TRAGEN HEUTE
Obwohl in einigen europaeichen Ländern einige Problematiken in seinen Zusammentrag vorliegen, vor allem bei der Arbeit, Kann der Turban in den meisten Länder ohne besondere Probleme getragen werden.
Wir sind jedoch optimistisch in der Auflösung jeglicher Missverständnisse so dass jeder von uns täglich diese unsere Identitätskomponente tragen kann.
EIN BISSCHEN GESCHICHTE
Der Sikhismus wurde im 15. Jahrhundert von Guru Nanak Dev Ji gegründet. Zu jener Zeit gab es in Indien sowohl religiöse Konflikte (Hindus gegen Muslime) als auch soziale (Kasten gegen Kasten). Der Guru behauptete, er glaubte an einen einzigen Gott und an die Gleichheit unter den Leuten. Das Volk war unterdrückt und noch an Superstitionen gebunden, und gerade in jenem Milieu verbreitete Guru Nanak Dev Ji eine wichtige Nachricht. Er sagte: „In Gottes Augen gibt es weder Hindus noch Muslims, Ihn interessiert nicht unsere Religion, sondern unsere Lebensweise“.
Alle Sikh Gurus haben den Turban getragen; dieser aber wurde zu einem wesentlichen Teil des typischen Aussehens eines Sikhs erst zweihundert Jahre nach Guru Nanak Devi Ji, d.h. unter der Leitung des zehnten Meisters, des Gurus Gobind Singh Ji, der den Turban 12
nicht nur als religiöses Sinnbild, sondern auch als Lebenswahl einführte. Im 17. Jahrhundert wurde Guru Gobind Singh Jis Vater, der neunte Meister Guru Teg Bahadur Ji, vom Kaiser Moghul hingerichtet lassen, weil er das Recht verteidigt hatte, sich zu irgendwelchem Glauben frei zu bekennen, und die Zwangsbekehrung zum Islam seitens des Kaisers aufgehalten hatte. Zu jener Zeit hatten Sikhs noch keine Unterscheidungsmerkmale, deshalb führte Guru Gobind Singh eine Uniform ein, dank der es möglich wurde, einen Sikh und seine Grundsätze zu unterscheiden. Der Meister befahl seinen Jüngern, ihr Haar nie schneiden zu lassen und es mit dem Turban zu schützen; das war das Sinnbild ihres Glaubens, das Gleichheit zwischen den Sikhs schaffte und sie gleichzeitig unterschied. In jener Periode durfte kein nicht-Muslim einen Turban tragen, und ihn stolz zu tragen bedeutete zwar mutig zu sein, aber es stellte auch eine Herausforderung an das Moghul Kaiserreich dar: „Das ist was wir sind und was wir sein werden“. 1914 verloren die Engländer viele Soldaten an der Kriegsfront. Das einzige Bataillon, das sie tatkräftig unterstützte, war das englisch-indische. Auch wenn Sikhs nur 2% der indischen Bevölkerung sind, bilden sie 10% ihres Heers. Der Turban war ihnen so wichtig, dass sie bereit waren, ihr Leben in Gefahr zu setzen, um ihn weiter tragen zu können. Die Sikhs verweigerten sich, den Schutzhelm zu tragen und sagten: „Wir können nicht den Turban abnehmen, um unseren Kopf zu schützen, was uns angeht, versorgt uns der Turban mit dem richtigen Schutz“.
Der Generalleutnant Sir Reginald Savory K.G.T., C.B., D.S.O., M.C. schreibt in einem Brief an Mrs. G. Scott., Wissenschaftliche Abteilung, Bibliothek des Unterhauses: „Ich habe Sikhs gesehen, die Kugeln aus ihrem Turban während und nach dem Kampf herausgezogen haben. Es scheint, als ob der Turban, wenn passend gebunden, den Aufschlag einer Kugel löschen könnte, vielleicht besser als ein Schutzhelm“.
Zwanzig Jahre später brach der Zweite Weltkrieg aus, und die Sikhs waren wieder bereit zu kämpfen. In den zwei Weltkriegen kamen 83.005 Sikh Soldaten ums Leben und 109.045 wurden verletzt. Keiner von ihnen nahm den Turban ab, um den Schutzhelm zu tragen.
Der englische Premierminister Sir Winston Churchill lobte diese Tat und brachte sie in einer Rede in Erinnerung, die er dem englischen Parlament hielt. Er sagte: „Heute können wir mit Ehre, Würde und Selbständigkeit leben. Im Krieg haben sie für uns gekämpft und sind für uns gefallen, und sie trugen den Turban. In der gefährlichen Kriegslage haben wir sie nicht gezwungen, ihren Turban zugunsten des Schutzhelms abzunehmen, weil wir ihre Hilfe brauchten, und heute, dass wir in Ruhe und Frieden leben, ist es absurd, sie den Turban abnehmen zu lassen, um Moped zu fahren. Wir haben sie damals nicht gezwungen, und warum sollten wir jetzt? Eher sollten wir ihre religiöse Bräuche respektieren und ihnen die Erlaubnis erteilen“.
Unsere Absicht ist, die Bedeutung und die Wichtigkeit des Turbans, des Symbols unseres Glaubens, mitzuteilen. Wir hoffen, unseres Ziel durch diese Broschüre erreicht und einen wesentlichen Teil von uns erklärt zu haben. Durch jedes unseren Werke möchten wir den „anderen“ über alles, was uns Sikhs macht, bewusst machen, so dass jeder unter den Falten eines Turbans nicht etwas Verschiedenes, sondern ein Symbol, eine Kultur, eine Identität, einen Freund sehen kann.
Le Turban
QUELLE EST SA SIGNIFICATION?
Le turban, communément appelé “dastar" en punjabi, est un mot qui dérive du persan "dast-e-Yaar": "avoir la main de Dieu sur la tête."
Porter un turban nous permet d'être immédiatement reconnus comme disciples du sikhisme, c’est la caractéristique qui nous unit en tant que croyants et nous distingue des fidèles d'autres religions.
Le turban est un don de notre Guru et est le symbole de la foi et de l'identité sikhe.
Le turban n'est pas l'un des cinq K (Kesh, cheveux; Kangha, peignes, Kara, bracelets, Kirpan poignard sacré; Kachera, sous-vêtement intime) qu'un Sikh baptisé doit porter sur lui, mais c'est quand même un élément clé de l'apparence extérieur d'un Sikh.
Les Guru ont donné ce cadeau à tous leurs disciples et. De même que les hommes, les femmes aussi portent le turban.
Avoir le turban cependant, ne signifie pas automatiquement être un bon sikh. Il symbolise l’honneur pour Dieu et pour soi-même, et sans ces qualités la forme extérieure ne veut rien dire. Un uniforme doit être accompagnée d'actions regaliens.
POURQUOI EST-IL SACRE ?
Pour nous les sikh, le turban est beaucoup plus qu'un couvre-chef, c’est le symbole de la relation avec Dieu, qui nous distingue des autres comme ses fidèles, c’est une déclaration d'appartenance au Guru et le porter nous permet de vivre en accord avec ses enseignements.
Le turban nous représente et nous le portons avec fierté et orgueil car il fait partie de notre corps et symbolise l'indépendance et la liberté de professer nos croyances.
SES FORMES ET SES COULEURS
On ne saurait attribuer une importance particulière à la couleur ou la forme du turban parce qu'elles sont personnelles et varient selon les goûts des personnes et les événements dans lesquels ils sont portés.
Lors des cérémonies religieuses, prévaut par exemple la couleur orange en tant que symbole de courage face à la mort: dans les représentations de nombreux martyrs sikhs, on note que leurs turbans sont souvent orange.
Le blanc sied à une personne donneuse et altruiste, paisible et harmonieuse.
Le bleu représente la grandeur de l’âme du peuple.
Durant les protestations cependant, le turban sera noir.
Dans la vie de tous les jours le choix de la couleur correspond aux vêtements et pourquoi pas, à l'humeur de la personne qui la porte.
CÉRÉMONIE POUR LE TURBAN
Quand un enfant atteint un certain âge, se tient une cérémonie officielle dans laquelle le frère de sa mère lui lie le turban. A partir de ce moment, le turban fera partie de sa vie de tous les jours: des occasions spéciales aux moments plus simples, ce turban sera un élément essentiel de son être Sikh.
PORTER UN TURBAN AUJOURD'HUI
Dans une grande partie des pays du monde, peut porter le turban sans problème majeur ; dans certains pays européens par contre, il ya encore quelques restrictions et des problematiques liées aus possibilités de travail. Nous sommes optimistes à croire que n'importe quel malentendu peut être résolu et confiant de pouvoir rapidement "habiller notre identité" librement.
UN PEU D’HISTOIRE
La religion sikh a été fondée au 15ème siècle par le Guru Nanak Dev Ji. A cette époque, l'Inde était traversé par des conflits religieux, les hindous contre les musulmans et des conflits sociaux: caste contre caste. Le Guru a exprimé sa croyance en un seul Dieu et l'égalité entre les personnes. Les gens étaient opprimés et liés aux superstitions et dans ce genre d'environnement le Guru Nanak Dev Ji apporta un message important.
Il a dit: «Dans les yeux de Dieu, il n'y a ni hindou ni musulman, car il ne s'intéresse pas à notre religion, mais plutôt à notre mode de vie."
Tous les Gurus sikhs portaient des turbans, mais il est devenu un élément fondamental de la caractéristique d'un Sikh seulement deux cents ans plus tard après le Sikh Guru Nanak Devi Ji, cet-à-dire sous la direction du dixième Maître, Guru Gobind Singh Ji, qui l'introduisit aux Sikhs non seulement comme un symbole religieux mais aussi un choix de vie.
Au 17ème siècle, le père de Guru Gobind Singh Ji, le neuvième Maître Guru Teg Bahadur Ji a été exécuté par l’Empereur Moghol. Son crime était d'avoir défendu le droit de professer librement ses croyances et d'arrêter la conversion forcée à l'islam par l'Empereur. A cette époque, les Sikhs n'avaient pas de signes distinctifs et ainsi, le Guru Gobind Singh Ji a instauré un uniforme grâce auquel il était possible de reconnaître un Sikh et ses principes. Le Maître a ordonné à ses disciples de ne jamais se couper les cheveux et de les protéger portant des turbans. C'était un symbole qui mettait en exergue leur foi, l'égalité entre les sikhs et en même temps les distinguait. A cette époque, aucun non-musulman avait le droit ou la permission de porter un turban, et le porter avec fierté représentait, non seulement un acte de courage, mais aussi un défi à l’Empire Moghol: «C'est ce que nous sommes et serons".
En 1914, les Britanniques perdirent un grand nombre de leurs soldats sur le front de la guerre. Le seul bataillon qui a pu prêter main forte était celui anglo-indien. Bien que les Sikhs constituent 2% de la population indienne, ils représentent 10% de son armée. Le turban était si important que pour continuer à le porter, ils étaient à mettre leur vie en danger. Les Sikhs ont refusé de porter un casque protecteur en disant "nous ne pouvons pas enlever notre turban pour nous protéger la tête, en ce qui nous concerne, le turban nous offre une bonne protection".
Le lieutenant-général Sir Reginald Savory, K.G.T. C.B., D.S.O, M.C dit dans une lettre à M.G.Scott, section scientifique, Bibliothèque de la Chambre des communes:
"J'ai vu des sikhs pendant et après la bataille recueillir dans leurs turbans des balles. Il semble que le turban, liée de manière 17
appropriée, absorbe l'impact des balles peut-être mieux qu'un casque de protection".
Vingt ans après déclenchât la Seconde Guerre mondiale et les Sikhs se mirent à nouveau à disposition pour se battre. Dans le deux guerres mondiales, 83.005 soldats sikh ont perdu la vie et 109.045 ont resté blessé. Personne ne s’est oté le turbant pour indosser le casque. Des milliers de Sikhs ont été blessées et ont perdu la vie dans les deux guerres mondiales toutefois, aucun d’eux n’ôta son turban pour porter un casque protecteur.
Le Premier ministre britannique Sir Winston Churchill a fait l'éloge de ce geste et le réitéra dans un discours qu'il a prononcé devant le Parlement britannique, en disant:
"Aujourd'hui, nous sommes capables de vivre avec honneur, dignité et indépendance. Durant la guerre, ils se sont battus et sont morts pour nous et portaient un turban. En situation dangereuse pendant la guerre, nous ne les avons pas obligés d’enlever les turbans pour porter un casque parce que nous avions besoin de leur aide et, aujourd'hui, nous vivons dans la tranquillité et la paix. Il serait absurde de les forcer à enlever leur turban pour aller en moto. Nous ne les avons pas forcés alors pourquoi le faire maintenant? Au lieu de cela, nous devons respecter leurs traditions religieuses et leur accorder la permission".
Notre intention est de transmettre le sens et la valeur du turban, symbole de notre foi. Avec cette brochure, nous espérons atteindre cet objectif et à expliquer une partie fondamentale de nous.
L'intention à la base de tout notre travail est justement de rendre «l'autre» conscient de tout ce qui nous rend Sikhs, afin que quiconque puisse voir entre les plis d'un turban, pas quelque chose de différent, mais un symbole, une culture, une identité, un ami.
Notre remerciements plus profonds vont aux chers amis qui ont collaboré à la production des textes dans les différentes langues.
Personne n'est né sans vices et défauts, ce n'est pas l'intention, mais notre ignorance peut nous conduire à des erreurs ou des omissions.
Le turban, communément appelé “dastar" en punjabi, est un mot qui dérive du persan "dast-e-Yaar": "avoir la main de Dieu sur la tête."
Porter un turban nous permet d'être immédiatement reconnus comme disciples du sikhisme, c’est la caractéristique qui nous unit en tant que croyants et nous distingue des fidèles d'autres religions.
Le turban est un don de notre Guru et est le symbole de la foi et de l'identité sikhe.
Le turban n'est pas l'un des cinq K (Kesh, cheveux; Kangha, peignes, Kara, bracelets, Kirpan poignard sacré; Kachera, sous-vêtement intime) qu'un Sikh baptisé doit porter sur lui, mais c'est quand même un élément clé de l'apparence extérieur d'un Sikh.
Les Guru ont donné ce cadeau à tous leurs disciples et. De même que les hommes, les femmes aussi portent le turban.
Avoir le turban cependant, ne signifie pas automatiquement être un bon sikh. Il symbolise l’honneur pour Dieu et pour soi-même, et sans ces qualités la forme extérieure ne veut rien dire. Un uniforme doit être accompagnée d'actions regaliens.
POURQUOI EST-IL SACRE ?
Pour nous les sikh, le turban est beaucoup plus qu'un couvre-chef, c’est le symbole de la relation avec Dieu, qui nous distingue des autres comme ses fidèles, c’est une déclaration d'appartenance au Guru et le porter nous permet de vivre en accord avec ses enseignements.
Le turban nous représente et nous le portons avec fierté et orgueil car il fait partie de notre corps et symbolise l'indépendance et la liberté de professer nos croyances.
SES FORMES ET SES COULEURS
On ne saurait attribuer une importance particulière à la couleur ou la forme du turban parce qu'elles sont personnelles et varient selon les goûts des personnes et les événements dans lesquels ils sont portés.
Lors des cérémonies religieuses, prévaut par exemple la couleur orange en tant que symbole de courage face à la mort: dans les représentations de nombreux martyrs sikhs, on note que leurs turbans sont souvent orange.
Le blanc sied à une personne donneuse et altruiste, paisible et harmonieuse.
Le bleu représente la grandeur de l’âme du peuple.
Durant les protestations cependant, le turban sera noir.
Dans la vie de tous les jours le choix de la couleur correspond aux vêtements et pourquoi pas, à l'humeur de la personne qui la porte.
CÉRÉMONIE POUR LE TURBAN
Quand un enfant atteint un certain âge, se tient une cérémonie officielle dans laquelle le frère de sa mère lui lie le turban. A partir de ce moment, le turban fera partie de sa vie de tous les jours: des occasions spéciales aux moments plus simples, ce turban sera un élément essentiel de son être Sikh.
PORTER UN TURBAN AUJOURD'HUI
Dans une grande partie des pays du monde, peut porter le turban sans problème majeur ; dans certains pays européens par contre, il ya encore quelques restrictions et des problematiques liées aus possibilités de travail. Nous sommes optimistes à croire que n'importe quel malentendu peut être résolu et confiant de pouvoir rapidement "habiller notre identité" librement.
UN PEU D’HISTOIRE
La religion sikh a été fondée au 15ème siècle par le Guru Nanak Dev Ji. A cette époque, l'Inde était traversé par des conflits religieux, les hindous contre les musulmans et des conflits sociaux: caste contre caste. Le Guru a exprimé sa croyance en un seul Dieu et l'égalité entre les personnes. Les gens étaient opprimés et liés aux superstitions et dans ce genre d'environnement le Guru Nanak Dev Ji apporta un message important.
Il a dit: «Dans les yeux de Dieu, il n'y a ni hindou ni musulman, car il ne s'intéresse pas à notre religion, mais plutôt à notre mode de vie."
Tous les Gurus sikhs portaient des turbans, mais il est devenu un élément fondamental de la caractéristique d'un Sikh seulement deux cents ans plus tard après le Sikh Guru Nanak Devi Ji, cet-à-dire sous la direction du dixième Maître, Guru Gobind Singh Ji, qui l'introduisit aux Sikhs non seulement comme un symbole religieux mais aussi un choix de vie.
Au 17ème siècle, le père de Guru Gobind Singh Ji, le neuvième Maître Guru Teg Bahadur Ji a été exécuté par l’Empereur Moghol. Son crime était d'avoir défendu le droit de professer librement ses croyances et d'arrêter la conversion forcée à l'islam par l'Empereur. A cette époque, les Sikhs n'avaient pas de signes distinctifs et ainsi, le Guru Gobind Singh Ji a instauré un uniforme grâce auquel il était possible de reconnaître un Sikh et ses principes. Le Maître a ordonné à ses disciples de ne jamais se couper les cheveux et de les protéger portant des turbans. C'était un symbole qui mettait en exergue leur foi, l'égalité entre les sikhs et en même temps les distinguait. A cette époque, aucun non-musulman avait le droit ou la permission de porter un turban, et le porter avec fierté représentait, non seulement un acte de courage, mais aussi un défi à l’Empire Moghol: «C'est ce que nous sommes et serons".
En 1914, les Britanniques perdirent un grand nombre de leurs soldats sur le front de la guerre. Le seul bataillon qui a pu prêter main forte était celui anglo-indien. Bien que les Sikhs constituent 2% de la population indienne, ils représentent 10% de son armée. Le turban était si important que pour continuer à le porter, ils étaient à mettre leur vie en danger. Les Sikhs ont refusé de porter un casque protecteur en disant "nous ne pouvons pas enlever notre turban pour nous protéger la tête, en ce qui nous concerne, le turban nous offre une bonne protection".
Le lieutenant-général Sir Reginald Savory, K.G.T. C.B., D.S.O, M.C dit dans une lettre à M.G.Scott, section scientifique, Bibliothèque de la Chambre des communes:
"J'ai vu des sikhs pendant et après la bataille recueillir dans leurs turbans des balles. Il semble que le turban, liée de manière 17
appropriée, absorbe l'impact des balles peut-être mieux qu'un casque de protection".
Vingt ans après déclenchât la Seconde Guerre mondiale et les Sikhs se mirent à nouveau à disposition pour se battre. Dans le deux guerres mondiales, 83.005 soldats sikh ont perdu la vie et 109.045 ont resté blessé. Personne ne s’est oté le turbant pour indosser le casque. Des milliers de Sikhs ont été blessées et ont perdu la vie dans les deux guerres mondiales toutefois, aucun d’eux n’ôta son turban pour porter un casque protecteur.
Le Premier ministre britannique Sir Winston Churchill a fait l'éloge de ce geste et le réitéra dans un discours qu'il a prononcé devant le Parlement britannique, en disant:
"Aujourd'hui, nous sommes capables de vivre avec honneur, dignité et indépendance. Durant la guerre, ils se sont battus et sont morts pour nous et portaient un turban. En situation dangereuse pendant la guerre, nous ne les avons pas obligés d’enlever les turbans pour porter un casque parce que nous avions besoin de leur aide et, aujourd'hui, nous vivons dans la tranquillité et la paix. Il serait absurde de les forcer à enlever leur turban pour aller en moto. Nous ne les avons pas forcés alors pourquoi le faire maintenant? Au lieu de cela, nous devons respecter leurs traditions religieuses et leur accorder la permission".
Notre intention est de transmettre le sens et la valeur du turban, symbole de notre foi. Avec cette brochure, nous espérons atteindre cet objectif et à expliquer une partie fondamentale de nous.
L'intention à la base de tout notre travail est justement de rendre «l'autre» conscient de tout ce qui nous rend Sikhs, afin que quiconque puisse voir entre les plis d'un turban, pas quelque chose de différent, mais un symbole, une culture, une identité, un ami.
Notre remerciements plus profonds vont aux chers amis qui ont collaboré à la production des textes dans les différentes langues.
Personne n'est né sans vices et défauts, ce n'est pas l'intention, mais notre ignorance peut nous conduire à des erreurs ou des omissions.