“Non ho visto indù o musulmani. Ho solo visto persone. Ho visto bambini piccoli. Mi sentivo come se fossero i miei figli e che nulla di male dovrebbe mai succedere loro. Lo abbiamo fatto perché tutti dovremmo agire da esseri umani e aiutare i bisognosi. Che altro posso dire?” Il 24 febbraio, mentre la peggiore esplosione di violenza in India dopo le rivolte sikh del 1984 scoppiava a Delhi, Mohinder Singh e uno dei suoi due figli, Inderjit Singh, hanno usato una motocicletta Bullet e uno Scooty per trasportare da 60 a 80 musulmani in un luogo sicuro.
Questa straordinaria storia di fratellanza e di umanità la racconta l’Huffington Post. Il violento riot scoppiato per le proteste che la politica autoritaria e filoinduista sta producendo in India si è infiammata dopo la visita di Donal Trump, che invece di chiedere attenzione per le minoranze ha invece elogiato la nuova legge sulla cittadinanza che il presidente Modi vuole realizzare e che provocherà un nuovo apartheid per la minoranza musulmana.
Erano circa le cinque del pomeriggio, quando nel quartiere di Gokalpuri le tensioni sono aumentate. Gokalpuri ha vissuto alcune delle peggiori violenze nei tre giorni di rivolta in cui hanno perso la vita quasi 40 persone. L’agente capo Ratan Lal è morto per una ferita da arma da fuoco. Qui sono stati incendiati e saccheggiati negozi, case e una moschea musulmani. I musulmani che sono fuggiti devono ancora tornare.
Padre e figlio affermano di aver intuito che la situazione stava sfuggendo al controllo nel quartiere di Gokalpuri a nord-est di Delhi, e hanno iniziato a spostare i loro vicini terrorizzati in lotti nella più vicina località musulmana di Kardampuri, a un chilometro di distanza.
Mohinder Singh, 53 anni, è titolare di un negozio di elettronica nel quartiere. Racconta che suo figlio era sulla motocicletta Bullet e che lui guidava lo scooter e che insieme hanno fatto circa 20 viaggi ciascuno da Gokalpuri fino al quartiere più tranquillo di Kardampuri in un’ora per portare in salvo tante persone. Quando si trattava di donne e bambini, riuscivano a prenderne da tre a quattro alla volta. Quando erano uomini e ragazzi, ne prendevano due o tre alla volta. Ad alcuni uomini hanno persino legato dei turbanti Sikh per nascondere che erano musulmani.
I due hanno visto che la folla indù inferocita aveva occupato le strade impedendo di fatto ai musulmani di entrare e uscire dal quartiere. A quel punto si sono offerti di trasportare le persone nel quartiere a maggioranza musulmana di Kardampuri. Data la velocità con cui la situazione stava peggiorando, padre e figlio decisero che non c’era tempo per prendere la macchina dal parcheggio. Avrebbero dovuto arrangiarsi con i loro veicoli a due ruote.
Purtroppo non tutti a Gokalpuri sono contenti di quello che lui ha fatto. Adesso ha un po’ paura di stare nel quartiere dove ha vissuto per ben quarant’anni. Ma ammette che lo rifarebbe o avrebbe problemi con il suo modo di stare al mondo. “Non pensiamo di aver fatto un favore a nessuno”, commenta Mohinder. “Non l’abbiamo fatto per lode o ringraziamenti. Lo abbiamo fatto perché era la cosa giusta da fare”.
fonte: https://www.dailymuslim.it/india-la-storia-del-sikh-che-ha-salvato-80-musulmani-dalla-violenza/
Questa straordinaria storia di fratellanza e di umanità la racconta l’Huffington Post. Il violento riot scoppiato per le proteste che la politica autoritaria e filoinduista sta producendo in India si è infiammata dopo la visita di Donal Trump, che invece di chiedere attenzione per le minoranze ha invece elogiato la nuova legge sulla cittadinanza che il presidente Modi vuole realizzare e che provocherà un nuovo apartheid per la minoranza musulmana.
Erano circa le cinque del pomeriggio, quando nel quartiere di Gokalpuri le tensioni sono aumentate. Gokalpuri ha vissuto alcune delle peggiori violenze nei tre giorni di rivolta in cui hanno perso la vita quasi 40 persone. L’agente capo Ratan Lal è morto per una ferita da arma da fuoco. Qui sono stati incendiati e saccheggiati negozi, case e una moschea musulmani. I musulmani che sono fuggiti devono ancora tornare.
Padre e figlio affermano di aver intuito che la situazione stava sfuggendo al controllo nel quartiere di Gokalpuri a nord-est di Delhi, e hanno iniziato a spostare i loro vicini terrorizzati in lotti nella più vicina località musulmana di Kardampuri, a un chilometro di distanza.
Mohinder Singh, 53 anni, è titolare di un negozio di elettronica nel quartiere. Racconta che suo figlio era sulla motocicletta Bullet e che lui guidava lo scooter e che insieme hanno fatto circa 20 viaggi ciascuno da Gokalpuri fino al quartiere più tranquillo di Kardampuri in un’ora per portare in salvo tante persone. Quando si trattava di donne e bambini, riuscivano a prenderne da tre a quattro alla volta. Quando erano uomini e ragazzi, ne prendevano due o tre alla volta. Ad alcuni uomini hanno persino legato dei turbanti Sikh per nascondere che erano musulmani.
I due hanno visto che la folla indù inferocita aveva occupato le strade impedendo di fatto ai musulmani di entrare e uscire dal quartiere. A quel punto si sono offerti di trasportare le persone nel quartiere a maggioranza musulmana di Kardampuri. Data la velocità con cui la situazione stava peggiorando, padre e figlio decisero che non c’era tempo per prendere la macchina dal parcheggio. Avrebbero dovuto arrangiarsi con i loro veicoli a due ruote.
Purtroppo non tutti a Gokalpuri sono contenti di quello che lui ha fatto. Adesso ha un po’ paura di stare nel quartiere dove ha vissuto per ben quarant’anni. Ma ammette che lo rifarebbe o avrebbe problemi con il suo modo di stare al mondo. “Non pensiamo di aver fatto un favore a nessuno”, commenta Mohinder. “Non l’abbiamo fatto per lode o ringraziamenti. Lo abbiamo fatto perché era la cosa giusta da fare”.
fonte: https://www.dailymuslim.it/india-la-storia-del-sikh-che-ha-salvato-80-musulmani-dalla-violenza/